Meno casi in due settimane di zona rossa ma l’incidenza è ancora da lockdown. Dove il virus rallenta e dove corre ancora

Meno casi in due settimane di zona rossa ma l’incidenza è ancora da lockdown. Dove il virus rallenta e dove corre ancora
di Lorenzo Sconocchini
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Domenica 21 Marzo 2021, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 08:48

ANCONA - Frenano le città che avevano spinto in alto la curva dei contagi, con l’eccezione di Fabriano e Falconara dove l’epidemia ha un ritorno di fiamma, e si raffredda il cratere caldo della Valmusone, nei comuni di Castelfidardo, Loreto e Osimo, dove a febbraio l’innesco della variante inglese aveva acceso la sarabanda dell’ultima ondata di infezioni da Coronavirus.


 

Passate ormai due settimane abbondanti dall’avvio della zona rossa - i tempi tecnici necessari per l’incubazione del virus e per le diagnosi - si possono ormai valutare gli effetti delle misure di contenimento scattate dal 3 marzo con il lockdown in tutta la provincia di Ancona. 
Si era partiti da un picco altissimo d’incidenza dei nuovi casi positivi - 520 a settimana ogni 100mila abitanti - e via via si è scesi fino a una quota che ieri (con i 286 nuovi casi di giornata, 1.786 negli ultimi sette) ha toccato quota 380, -27% rispetto al picco di inizio marzo. Ma la densità di circolazione del virus resta molto più alta rispetto alla soglia critica (250 nuovi casi per 100 mila abitanti) fissata dal Governo per far scattare il lockdown. 
Anche il confronto più accorciato - fatto sui primi quattro giorni della settimana, quelli in cui si fanno più tamponi, rispetto allo stesso periodo della settimana precedente - propone un panorama in cui i centri maggiori, a partire da Ancona, registrano una minore circolazione del virus.

Il capoluogo di regione - che alla data di ieri aveva 1.470 persone in quarantena e isolamento, 1.006 dei quali ancora positivi al Sars-Cov-2 -, nel confronto settimanale da lunedì a giovedì ha visto l’incidenza dei casi su 100mila abitanti scendere da 211 a 183, con un calo del 13%. 


La Valmusone 
Ancora più vigorosa la frenata di Osimo (ieri 447 positivi attuali e un totale di 765 tra isolamenti e quarantene) che nei primi quattro giorni di questa settimana ha avuto il 27% di nuovi casi in meno della precedente, con un’incidenza scesa da 316 a 230 contagi per 100mila abitanti. L’incendio della Valmusone sembra in via di spegnimento anche a Castelfidardo (da 328 a 300) e Loreto (da 163 a 155) mentre è in controtendenza Filottrano, che resta sotto i 100 “positivi attuali”, ma negli primi quattro giorni della settimana ha avuto un forte risveglio della trasmissione del virus, con un’incidenza per 100mila abitanti salita da 205 a 346.
Tra le città più grandi scende anche Senigallia (con -14 ogni 100mila residenti) mentre a Jesi l’epidemia frena la sua corsa al galoppo e si mantiene abbastanza stabile, con un’incidenza passata da 311 a 316 dopo settimane di crescita esponenziale. In controtendenza, almeno per quanto riguarda i comuni più popolosi, il dato di Fabriano - cresciuto da 224 a 270 - e anche Falconara, passata da 194 a 217. 


Il saliscendi
In decrescita invece Chiaravalle, in Vallesina, che partiva da un’incidenza altissima (757) e questa settimana è sceso a 643, e Trecastelli (da 450 a 185). Percorso inverso per Cerreto d’Esi, salito da 482 a 680, e Castelbellino, da 140 a 400. La circolazione del virus segue percorsi strani, così può capitare che comuni confinanti, con molti interscambi per motivi di lavoro anche in tempi di lockdown, abbiano andamenti opposti. È il caso di Numana e Sirolo, le due perle della riviera del Conero: il primo comune nell’ultima settimana ha avuto un boom (da un’incidenza di 53 casi a 424) mentre Sirolo nello stesso periodo da 392 a 245. Stessi contrasti nell’entroterra, dove comuni abbastanza vicini mostrano un andamento dei contagi completamente diverso: l’incidenza a Castelplanio è scesa nei quattro giorni esaminati da 426 a 312 (sempre su base 100mila) mentre a Serra de’ Conti c’è stato un balzo da 54 a 296.

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