Schivato il pericolo rosso, bar e ristoranti respirano: «Ma si lavora sempre nel terrore»

Schivato il pericolo rosso, bar e ristoranti respirano: «Ma si lavora sempre nel terrore»
Schivato il pericolo rosso, bar e ristoranti respirano: «Ma si lavora sempre nel terrore»
di Andrea Maccarone
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Febbraio 2021, 02:50 - Ultimo aggiornamento: 10:06

ANCONA  - Scampato pericolo per ristoranti e bar. Possono proseguire con il servizio in presenza fino alle 18 anche durante il fine settimana. Con la zona gialla rafforzata l’unico limite riguarda lo spostamento da e per la provincia di Ancona. Quindi non un grosso problema, almeno per gli esercizi in città che tirano un sospiro di sollievo.

LEGGI ANCHE:

Aperitivo fuori tempo massimo: fuggi fuggi tra i clienti, multa Covid soltanto al ristoratore

Ma gli entusiasmi vengono presto strozzati dall’andamento dei contagi che preoccupa ristoratori e clienti.

I primi alle prese con lo spettro di una prossima imminente chiusura. Gli altri, invece, in preda ad un’ansia crescente tanto da far registrare un calo di affluenza rispetto alle precedenti due settimane.


In effetti, più che scampato, è stato solo schivato il pericolo zona rossa. O almeno rinviato, per adesso. Perché i casi di contagi da varianti del Covid cominciano a marciare forte anche da queste parti. E da una zona gialla rafforzata alla retrocessione ad arancione, se non addirittura rossa, è un passo molto breve. «L’importante è che ci facciano lavorare - dice Antonio Ambrosio del ristorante Il Giardino - sentendo alcuni colleghi siamo tutti presi da uno sconforto generale. Siamo veramente massacrati. Sogniamo di poterci lasciare quanto prima alle spalle questo momento orribile». Lavorare a singhiozzo è uno stillicidio. E a preoccupare di più la categoria è la totale mancanza di prospettive. «La paura della zona arancione c’è - dice Luciano Perticaroli, titolare della Trattoria Ulderico - chissà quando potremo tornare a lavorare la sera. Si va avanti di giorno in giorno facendo il meglio che si può». E l’approccio degli esercenti è ormai diventato quello dei soldati in trincea. 


«Questo non è lavorare - dice Stefania Tontarelli, titolare del Mixer Bar - è resistere. Ormai il problema non è neanche più riaprire la sera, ma definire una linea comportamentale chiara e definitiva. E’ un anno che viviamo in una situazione di incertezza totale. Le istituzioni dovrebbero delineare una via. E invece niente». Le notizie che circolano in merito alla diffusione delle varianti del virus nell’anconetano sono poco rassicuranti. E se da una parte preme la voglia di concedersi un pranzo al ristorante, dall’altra il timore di correre rischi tiene lontani i clienti dai locali al chiuso. 


«Onestamente devio dire che dalla scorsa settimana abbiamo visto un calo di almeno il 10% - dice Ambrosio - siamo tornati a lavorare molto con l’asporto. Domenica scorsa, sarà stato forse il freddo, ma ho notato un aumento delle ordinazioni takeaway e una diminuzione dei servizi al tavolo, soprattutto durante la settimana». L’altalena tra servizio in presenza e richieste di asporto torna ad oscillare ampiamente. «I clienti vogliono essere sicuri che nei ristoranti tutto sia ben controllato e nel pieno rispetto delle regole - continua Perticaroli - la paura c’è per tutti. E molti tornano a chiedere l’asporto. Purtroppo dobbiamo adeguarci a tutto». «Oltre alla paura c’è anche molta confusione - replica Stefania Tontarelli - e la confusione genera caos, come le vie del centro piene».

© RIPRODUZIONE RISERVATA