ANCONA - Azione di stimolo, più che atto punitivo. Agli Ospedali Riuniti si passa alla fase operativa nei confronti del personale sanitario no vax. Con una delibera, pubblicata ieri, si traduce in fatti il decreto numero 44 dello scorso aprile, convertito in legge il 28 maggio, e si stabilisce come gestire coloro che, pur operando a vario titolo nelle trincea sanitarie, hanno espresso la volontà di non arginare i rigurgiti pandemici del Covid con il vaccino. L’obiettivo è scritto chiaro nel documento firmato dal direttore amministrativo Antonello Maraldo e da quello sanitario Arturo Pasqualucci: «Tutelare la salute pubblica e mantenere le adeguate condizioni di sicurezza nell’erogazione delle prestazioni di cura e assistenza».
I numeri
Come una goccia. Lenta, ma inesorabile. Le postazioni dedicate al Coronavirus tornano a popolarsi. Le terapie intensive sono ancora scariche, ma il contagio minaccia di nuovo le corsie. I numeri dei bollettini quotidiani non concedono tregua: ieri si contavano 21 pazienti positivi, 18 tra Clinica e Divisione di Malattie infettive a Torrette; 3 al Salesi. Il pediatrico era arrivato persino a essere Covid-free. Ennesimo contrordine. Sul tavolo di Maraldo la contabilità d’un virus che non allenta la presa si affianca all’altra che vorrebbe convertire chi non intende passare per le vie della profilassi. I primi sei nomi sono infermieri operatori sanitari e portinai. Nessun medico compare nell’elenco d’esordio. «La previsione più pessimistica ci porta a ipotizzare un’ottantina di casi». Il direttore ribadisce il principio che muove l’impresa: «Decidere di dare seguito alla legge 76 e, soprattutto, comunicare bene di avere intrapreso questa strada mira a un risultato preciso: indurre chi non ha ancora scelto di vaccinarsi a farlo». Subito.
Le coordinate sono già scritte, il percorso tracciato.