I precari di Torrette adesso alzano la voce: «Non mandiamo a casa nessuno»

I precari di Torrette adesso alzano la voce: «Non mandiamo a casa nessuno»
I precari di Torrette adesso alzano la voce: «Non mandiamo a casa nessuno»
di Antonio Pio Guerra
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Mercoledì 1 Novembre 2023, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 15:07

ANCONA «Il fatto che i contratti vengano rinnovati di mese in mese dimostra la volontà di proseguire il rapporto». Così l’assessore regionale alla Sanità Filippo Saltamartini, intervenuto ieri a Torrette sul tema dei precari Covid, i sanitari assunti a tempo determinato durante l’emergenza pandemica ed ancora in attesa di una stabilizzazione promessa e mai arrivata. Lo ha fatto nell’ambito delle celebrazioni per il conferimento al nosocomio regionale del titolo di miglior ospedale d’Italia secondo Agenas. 

 

 

Il riconoscimento 


«Un risultato importante che abbiamo celebrato davanti a chi lavora in questo ospedale per ringraziarli dell’impegno continuo» ha detto alla platea di medici ed infermieri presenti Armando Gozzini, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Torrette.

Sanitari che, dal canto loro, hanno affidato ad una lettera delle organizzazioni sindacali il loro disappunto nei confronti di un traguardo notevole ma con troppi scheletri nell’armadio. Il primo riguarda senza dubbio i contratti di lavoro di chi è stato assunto durante le ore più buie del Covid, allora accolto come una benedizione ed oggi bistrattato. 


Il nodo 


«Medici ed infermieri hanno permesso col loro costante impegno, spesso al di sopra del dovuto, di raggiungere dei risultati straordinari ma occorre ricordare che fino ad oggi molto di questo personale in servizio lavora ancora a tempo determinato nonostante abbia i requisiti per la stabilizzazione» scrivono i sindacati dei camici bianchi. E la questione, inevitabilmente, è arrivata nuovamente anche alle orecchie della politica. «I lavoratori hanno ragione ma non è la volontà politica che impedisce le assunzioni» ha precisato l’assessore Saltamartini, che ha puntato il dito contro il tetto di spesa all’1,4% per quanto riguarda il personale sanitario - dato fermo al 2004. Quindi si è rivolto ai precari: «il fatto che tratteniamo questo personale con contratti mensili è una chiarissima volontà di non mandare a casa nessuno». 


«Altrimenti avremmo dovuto applicare semplicemente le norme e dire al personale che non ha vinto un concorso che non avremmo potuto trattenerlo in servizio» continua il titolare della delega alla Sanità. Altro nodo cruciale è quello delle liste di attesa. «I report danno questa indicazione: le prestazioni a dieci giorni sono rispettate al 96% dei casi, quelle a sessanta giorni nel 92% dei casi. C’è un problema enorme per quelle a centoventi giorni perché quelle sono addirittura spostate di un anno» racconta Saltamartini. 


«Con le prestazioni aggiuntive colmeremo qualche gap che rimane dal periodo Covid» promette Gozzini. Mentre Saltamartini rilancia: «Se riuscissimo a estendere il trattamento di cento euro all’ora per le prestazioni aggiuntive, oggi solo per i medici del pronto soccorso, anche ai medici di tutte le altre specializzazioni, allora riusciremmo ad aumentare il livello delle prestazioni». La partita, insomma è ancora aperta.

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