ANCONA - Cessazioni e locali in vendita. Ancona fa i conti con la strage di imprese. In tutta la provincia il 2020 ha collezionato 2.170 cessazioni a fronte di 1.792 iscrizioni. Un saldo in negativo di -353 attività, ovvero una recessione dello 0,84%. I più colpiti sono baristi e ristoratori. Molti hanno resistito finché hanno potuto, poi la decisione drastica: fine.
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E non se la passano meglio le attività dell’area portuale, seppure non fino al punto di pensare ai titoli di coda.
Il lockdown è stato solo l’inizio. Le chiusure a singhiozzo con le zone colorate è stato il colpo di grazia. «A maggio avevo riaperto con grosse difficoltà - racconta Daniele Quacquarini, ormai ex titolare del Car Caffè a Vallemiano - ho provato ad andare avanti facendo enormi sacrifici. Poi a novembre ho chiuso definitivamente». Come un pugile alle corde, ciondolante dopo i colpi ben assestati da un avversario apparentemente imbattibile, l’imprenditore ha piegato le ginocchia ed è finito al tappeto. «La mia attività vendeva i biglietti per lo stadio e si trovava a due passi da alcune palestre - continua Quacquarini - praticamente un posto strategico. Ma con la chiusura dei centri di fitness, degli stadi e tutto il resto, non ci siamo più rialzati. È stata la botta finale. Adesso sono disoccupato e in cerca di lavoro, ma non è facile».
Il locale è in vendita. «Per fortuna l’immobile è di mia proprietà - spiega il barista - quindi spero di risanare la mia situazione economica con la vendita del locale. Tra l’altro ho anche la licenza per tabaccheria, quindi potrebbe fare gola a qualcuno». La crisi non ha risparmiato le imprese con anni di attività sulle spalle. Ma peggio ancora è andata a chi è stato pure più sfortunato nell’essere colto dal Re degli imprevisti.
«Ho aperto il bar 6 febbraio e l’ho chiuso l’8 marzo con l’inizio del lockdown. Non ho più riaperto» dice Marco Stecconi, che proprio all’inizio dell’anno scorso aveva inaugurato il Caffè In sotto i portici di piazza Cavour. Una chiusura a tempo di record scaturita da una serie di valutazioni. «Ho perso oltre 15 mila euro - continua Stecconi - l’affitto era piuttosto alto e non c’era possibilità di lavorare. Poi le limitazioni imposte dopo il lockdown. Non ho potuto fare nient’altro che decretare la fine dell’attività». L’imprenditore è anche titolare del ristorante e bar Repubblica Libera di Bananas a Marina di Montemarciano. «Per fortuna ho l’attività sul mare - dice - ma anche lì vedremo cosa succederà quest’estate. Non è possibile pensare di andare avanti con questo salto continuo tra aperture e chiusure improvvise. C’è il rischio di programmare ordini e forniture e poi doverle buttare con il sopraggiungere delle restrizioni. Non è possibile andare avanti così, servono ristori seri».