ANCONA - L’orco si sarebbe nascosto proprio laddove loro, quattro sorelline, si sentivano al sicuro. Le mura domestiche avrebbero così assunto i contorni di un teatro infernale, fatto di minacce e abusi sessuali, perpetrati nel giro di tre anni. Nella trappola sono finite quattro sorelle che, all’epoca dei fatti, avevano tra i 13 e i 17 anni.
Per le violenze è finito a processo quello che allora consideravano uno zio acquisito, essendo il compagno della sorella della loro mamma. Si tratta di un 46enne, che ora rischia 13 anni di carcere. È questa la pena chiesta per lui ieri in udienza dal pm Paolo Gubinelli. L’imputato, per cui non è mai scattata alcuna misura cautelare, deve rispondere di tentata violenza sessuale, violenza sessuale e violenza privata. Cinque gli episodi contestati nel capo d’imputazione. Delle quattro sorelle che sarebbero state abusate, in tre si sono costituite parte civile con l’avvocato Monica Bisio. Sono tutte ormai maggiorenni.
I fatti
Le violenze risalgono a un lasso di tempo compreso tra il 2012 e il 2015, in una città dell’hinterland anconetano.
La confidenza alla mamma
Il coraggio avuto a scuola l’aveva poi fatta confidare con la mamma. Di lì, la denuncia alle forze dell’ordine e l’apertura di un vaso di Pandora, con la scoperta degli abusi subiti dalle altre sorelle negli anni passati. Nessuna delle tre, al contrario della 13enne, avrebbe avuto un rapporto completo con lo zio acquisito. Si sarebbe trattato di palpeggiamenti e di tentate violenze, sempre a casa del 46enne. Le ragazzine, infatti, sarebbero riuscite a respingere via lo zio dopo un tentativo di approccio, fatto soprattutto di palpeggiamenti ai fianchi o sul fondoschiena delle minorenni. Nella lunga requisitoria di ieri, il pm in udienza ha paragonato l’imputato a un «lupo», sempre a caccia di prede. Già al momento della denuncia, il 46enne aveva sciolto il legame sentimentale con la zia delle quattro ragazzine.
La difesa
L’udienza è stata rinviata al 5 ottobre, quando verrà emessa la sentenza del collegio penale guidato dal giudice Francesca Grassi. L’imputato è difeso dall’avvocato Rosanna Rossini e rigetta ogni contestazione mossa dalla procura. Si tratterebbe di un caso dopo la parola di uno è contro quella dell’altro. Non ci sarebbero prove abbastanza solide per contestare gli abusi denunciati.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Utilità Contattaci
Logout