Dal Faro all'ex caserma, ecco i gioielli dimenticati: il Parco è una vergogna. Ora chi pensa al Cardeto?

Dal Faro all'ex caserma, ecco i gioielli dimenticati: il Parco è una vergogna. Ora chi pensa al Cardeto?
Dal Faro all'ex caserma, ecco i gioielli dimenticati: il Parco è una vergogna. Ora chi pensa al Cardeto?
di Federica Serfilippi
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Lunedì 3 Ottobre 2022, 05:45 - Ultimo aggiornamento: 16:31

ANCONA - Il valore storico-culturale del Parco del Cardeto è fuori discussione. Peccato che quasi l’intero pacchetto delle testimonianze sia off-limits. In pratica, dei 35 ettari dell’area verde a picco sul mare sono fruibili, ma non in maniera continuativa, solo due punti d’interesse: la Polveriera Castelfidardo, alle spalle dell’ex caserma Villarey, e il Cimitero degli Ebrei, uno dei più antichi d’Europa (risale al quindicesimo secolo) con i suoi 178 cippi inclinati verso Gerusalemme. E il resto? È una lunga lista di manufatti divorati dall’oblio e dall’incuria.

L’impianto termico va ko e deve essere sostituito, la piscina del Passetto deve chiudere per lavori

Un esempio: il cinquecentesco Bastione di San Paolo (noto anche come Baluardo del Cassero) sul colle dei Cappuccini, realizzato da Antonio da Sangallo. Gli interni sono stati puliti e restaurati anni fa, ma non sono completamenti accessibili.

I sotterranei, per esempio, non sono visitabili. Dislocato nel cosiddetto orecchione del bastione c’è il “campo degli inglesi”, cimitero dei protestanti. Visibile solo dall’esterno è l’ex Caserma Stamura. Il Demanio, tempo fa, ha provveduto ad appaltare i lavori di pulizia del perimetro per sfoltire quella giungla di vegetazione che copriva quasi interamente le facciate dell’edificio. L’area è stata recintata, ma l’ex caserma non è accessibile. 


Da quasi vent’anni è off-limits anche il vecchio faro. È il simbolo del parco ed è di proprietà del Demanio che la scorsa primavera aveva indetto un bando pubblico per la concessione e la valorizzazione della struttura. Nessuno ha presentato un’offerta. Sembrano lontanissimi i tempi d’oro in cui i volontari di Legambiente-Pungitopo portavano nei weekend i cittadini a visitare il faro che sorvegliava l’Adriatico. Era bastata la rottura di un gradino della scalinata interna (ancora non riparato) a costringere all’oblio la torre ottoncentesca.

E ancora: rimane solo un tenue ricordo del Deposito del Tempo, una sorta di piccolo museo nato a pochi passi dal Campo degli Ebrei. Era dotato anche di una postazione multimediale per scoprire le bellezze del parco, ma ad oggi risulta essere chiuso. Ha subito dei crolli, invece, una parte del complesso dell’ex casermaggio dove un tempo si trovava il galoppatoio. Rovi e vegetazione hanno fagocitato la casetta (ci sono diversi plessi, uno è vivo e attivo e base della cooperativa Hort) che fa parte del complesso. Un’altra testimonianza di degrado che regna nel polmone verde più grande del capoluogo.

E sarebbe un’attrattiva di interesse, ma purtroppo non è visitabile, la “casa degli esperimenti” dove Guglielmo Marconi nel 1904 effettuò importanti attività per l’emissione delle onde sonore a lunghissima distanza. C’è una targa celebrativa sbiadita, ma null’altro. E il tetto dell’edificio (a rischio crollo) spesso è occupato da ragazzini che si ritrovano qui a bivaccare. L’ennesimo sfregio di un parco che meriterebbe ben altra considerazione. 

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