Collemarino, papà killer
​La parola passa al perito

Luca Giustini
Luca Giustini
2 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Aprile 2015, 20:54 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 11:35
ANCONA - Quant’è ancora pericoloso, per chi lo circonda, il papà che uccise la figlioletta in un delirio mistico? E dove potrà scontare la misura di sicurezza se, come pare assai probabile, il giudice lo dichiarerà incapace di intendere e di volere? Sono le domande a cui dovrà rispondere oggi nell’udienza preliminare davanti al Gup Paola Moscaroli, lo psichiatra Renato Ariatti, il consulente della Procura secondo il quale Luca Giustini, ferroviere di 35 anni è totalmente infermo di mente per una grave forma di dissociazione. Era stato proprio il giudice che ora dovrà decidere le sorti del papà killer di Collemarino a chiedere al consulente un aggiornamento sulla pericolosità sociale di Giustini (già riconosciuta nella perizia di Ariatti) e sull'adeguatezza della struttura in cui dovrebbe scontare la misura di sicurezza in caso di proscioglimento per vizio totale di mente. Attualmente Giustini è sottoposto a una misura di sicurezza provvisoria e si trova nella casa di cura interna all'ex ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Nelle scorse settimane lo psichiatra, che in passato s’è occupato anche del delitto di Cogne, ha avuto un colloquio con l'imputato per valutare le sue condizioni cliniche. Ne riferirà oggi in aula, nell’udienza che inizierà alle 13. Il perito può confermare l’idoneità dell’attuale regime, il ricovero in una casa di cura e custodia all’interno dell’Opg (una sigla per altro formalmente scomparsa dal 31 marzo con la chiusura per legge degli ospedali psichiatrici giudiziari) e in questo caso la scelta della futura destinazione di Giustini sarebbe obbligata tra le cinque sedi di ex Opg presenti in Italia.

L'unica alternativa al ricovero in una casa di cura e custodia, visto che nel nostro sistema di fatto non esistono ancora alternative agli ex Opg anche per pazienti con minore pericolosità sociale, sarebbe la libertà vigilata con prescrizione di rimanere ricoverato in struttura psichiatrica. L’espressione “libertà vigilata” non deve trarre in inganno e far pensare che Giustini presto sarà libero di uscire. L’effetto pratico riguarderebbe solo il tipo di struttura in cui trascorrere il periodo di “reclusione” fino a quando persisterà la sua pericolosità sociale. In questo caso la scelta del giudice non sarebbe più limitata alla manciata di sedi ex Opg, ma potrebbe essere indirizzata anche verso strutture psichiatriche private convenzionate, com’era ad esempio quella di Riolo Terme in cui il papà killer ha trascorso alcuni mesi ai domiciliari prima di essere trasferito a Reggio Emilia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA