Il dramma dei detenuti tossici, l'allame di Campobasso (Sappe): «Sono 296, chi li assiste?»

Il dramma dei detenuti tossici, l'allame di Campobasso (Sappe): «Sono 296, ma chi li assiste?»
Il dramma dei detenuti tossici, l'allame di Campobasso (Sappe): «Sono 296, ma chi li assiste?»
di Antonio Pio Guerra
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Domenica 14 Gennaio 2024, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 12:17

ANCONA Preoccupano i numeri sulla tossicodipendenza in carcere. Sono stati ben 296 i detenuti che nel corso del 2023 hanno fatto ricorso alle cure del Dipartimento dipendenze patologiche di Ancona. «Di questi, la maggior parte (279) a Montacuto ed i restanti 17 a Barcaglione» spiega Adriano Baldoni, direttore del dipartimento. Numeri in crescita rispetto al 2022, quando i complessivi furono “soltanto” 206.

L’incremento

«L’aumento c’è e non è poco significativo» conferma Baldoni.

Tanto per fare un esempio, il 30 settembre 2023 erano 75 gli utenti penitenziari in carico al Sert ed oltre 3.000 sono state le prestazioni erogate in ambito penitenziario nel 2023 - in servizio ci sono medici, infermieri, psicologi ed anche assistenti sociali. A giocare un ruolo fondamentale è anche il tipo di droga che crea assuefazione nel soggetto. «Il carcere è lo specchio della società, - riflette Baldoni - dove siamo passati dai semplici eroinomani alla notevole presenza di utenti che fanno uso esclusivo o congiunto di cocaina». Proprio l'eroina - 52 grammi custoditi in auto - aveva portato dietro le sbarre l’algerino di 42 anni che giovedì notte è deceduto nel letto della sua cella di Montacuto. Anche tossicodipendente. La sua è la seconda morte nel giro di pochi giorni nel penitenziario anconetano dopo quella di Matteo Concetti.

«I recenti avvenimenti luttuosi non sono passati inosservati. Ne abbiamo già parlato alla Direzione aziendale e insieme a loro abbiamo deciso di programmare un incontro urgente, martedì prossimo, con tutta la medicina penitenziaria e con la direzione del carcere» assicura Baldoni. Guardando al futuro, preoccupa pure l’ascesa del crack, che dagli Stati Uniti sta arrivando anche alle nostre latitudini. «Ne abbiamo segnalazioni non solo a Montacuto ma anche nelle nostre attività ambulatoriali» sostiene il direttore. Preoccupano soprattutto gli effetti: «Crea un danno massiccio del sistema cerebrale, soprattutto dei sistemi di autocontrollo. È facile capire come questo possa impattare sui pazienti che compiono i reati». Pazienti che, in genere, rientrano nella fascia di età tra i 25 ed i 40 anni. Ma il problema della tossicodipendenza tra i detenuti riguarda anche la polizia penitenziaria. «Fin quando la medicina ed i trattamenti farmacologici non fanno effetto, noi abbiamo delle difficoltà di gestione» spiega Francesco Campobasso, segretario del Sappe per Marche ed Emilia Romagna. «Un soggetto che va in astinenza può avere reazioni particolari» aggiunge. Anche se il vero problema di gestione è rappresentato dai pazienti psichiatrici, che spesso non rispondono pienamente al trattamento farmacologico. «Noi non siamo formati per gestirli, non siamo medici» sottolinea.

Il nodo

Il problema è cocente ormai da una decina d’anni, da quando cioè hanno chiuso gli ospedali psichiatrici giudiziari ed il passaggio alle Rems procede a rilento. «Questi detenuti possono compiere gesti inconsulti, come lanciarti addosso olio bollente, oggetti o feci» fa Campobasso. «Serve un intervento urgente della politica perché entrino in piena funzione le Rems» conclude. Che questo 2024 iniziato così tragicamente possa smuovere le coscienze?

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