I baby bulli di piazza Roma: «Ragazzini di 13-14 anni per ore ai tavolini, poi scattano i blitz nei negozi»

I baby bulli di piazza Roma: «Ragazzini di 13-14 anni per ore ai tavolini, poi scattano i blitz nei negozi»
I baby bulli di piazza Roma: «Ragazzini di 13-14 anni per ore ai tavolini, poi scattano i blitz nei negozi»
di Teodora Stefanelli
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Mercoledì 15 Dicembre 2021, 04:50 - Ultimo aggiornamento: 15:37

ANCONA - «Siedono ai tavolini per ore senza consumare, sputano per terra, urlano e dicono parolacce», sospira Giada Breccia, dipendente del bar Piccadilly in piazza Roma, esasperata dai gruppi di ragazzini terribili che da mesi terrorizzano le vie del centro «alcuni non arrivano a 14 anni e nel fine settimana si radunano in centro bivaccando per ore». Il loro divertimento è spargere il panico dentro i negozi con raid improvvisati che terrorizzano commesse e titolari.

Ubriachi e minacce

«Il pomeriggio spesso sono da sola dietro il bancone – prosegue Giada – e non nego che ho paura. Non sono tranquilla, soprattutto dopo che qualche anno fa sono stata minacciata da un ubriacone dentro il locale. Diceva di voler spaccare tutto, era impazzito. Ma non è tutto. Una mattina, a settembre, sono andata ad aprire il negozio e ho trovato la serratura del locale rotta con la chiave bloccata all’interno. Avevano provato a scassinare il bar. Per fortuna non sono riusciti ad entrare. Non ho mai saputo chi fossero i responsabili. Ad ogni modo, è possibile lavorare con il terrore? I controlli ci sono, è vero, soprattutto ultimamente con la questione del controllo del Green pass, ma devono anche punire poi chi crea problemi».
Pochi metri più in giù Fabio Paolinelli, edicolante di piazza Roma, osserva l’andirivieni dei curiosi che si aggirano tra le bancarelle del mercato. Ha lo sguardo di chi ha visto tanta gente passare davanti al suo casottino pieno di riviste e quotidiani. Lui si è fatto un’idea precisa dei baby bulli: «Sono giovani senza passioni. Non hanno nulla da fare tutto il giorno e nessun interesse. Sono branchi formati da italiani e stranieri, che gironzolano tutto il giorno da queste parte. Sono in gruppi di 30 o 40 e giocano a fare i grandi, i gradassi, ma il loro problema vero è la noia. Finché non troveranno le loro passioni non andranno da nessuna parte».
Il branco è il loro porto sicuro, si spostano e qualche volta entrano nei negozi per fare confusione.

Il loro gioco preferito è provocare e disturbare chi lavora. Se la prendono con gli anziani e con i loro coetanei più fragili. Il loro stile di vita è quello dei video musicali americani, delle storie Instagram dei loro idoli trapper. Insomma, una realtà virtuale che li porta dritti sulla cattiva strada. Chi non ha paura di loro è Antonio Lanza, titolare del bar La Piazzetta. 

La solidarietà

«Non abbiamo timore - dichiara da dietro il bancone – siamo tre uomini qui dentro e non ci facciamo problemi ad allontanare chi disturba. Ad ogni modo esprimiamo solidarietà nei confronti dei nostri colleghi e dei tanti commercianti del centro che hanno subito atti di vandalismo e furti da parte di questi ragazzini».
La soluzione per Lanza è una sola: «Serve più presenza di forze dell’ordine in borghese perché – spiega il titolare del bar La piazzetta – qui nel weekend sembra di stare in uno stato di polizia vero e proprio. Le volanti si fermano davanti al bar, sicuramente con l’obiettivo di migliorare la sicurezza percepita. Ma senza volerlo possono avere un effetto controproducente per le brave persone e i clienti che vogliono consumare. Chissà cosa pensano. Invece, se ci fossero più agenti in abiti civili pronti ad intervenire in caso di necessità, la situazione potrebbe anche essere controllata senza un eccessivo clamore». Alla fine di agosto Lanza aveva ricevuto delle visite poco gradite. Un gruppo di ragazzini aveva lanciato dei sassi contro le fioriere gridando insulti e parolacce perché aveva chiesto di allontanarsi ad alcuni di loro visto che stavano facendo confusione «uno di loro avrà avuto 12 anni. Io non ho paura e per fortuna non ho mai subito nulla di grave. Ma non per questo significa che debbano comportarsi così».

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