ANCONA «Ancona non è in grado di avere uno sbarco a settimana». È categorico il vicesindaco Giovanni Zinni, intervenuto ieri dalla banchina 19 del porto di Ancona dove - intorno alle otto di mattina - è attraccata la Ocean Viking della ong internazionale Sos Mediterranée. A bordo dell’imbarcazione, 68 migranti (tutti uomini, tre minori) salvati al largo della Libia. Per la città dorica si è trattato del settimo sbarco in pochi mesi, il secondo per la Ocean Viking dopo quello del gennaio scorso. Con l’ultimo approdo ad agosto, il trend è ormai chiaro: la Dorica viaggia al ritmo di uno sbarco al mese. E questo comincia a creare problemi alla macchina dell’accoglienza, oberata da ritmi inediti per una città come Ancona, rimasta finora perlopiù spettatrice del fenomeno migratorio. «Saremo sempre leali al governo Meloni e non ci sottrarremo alle nostre responsabilità ma è ora di far diminuire drasticamente gli sbarchi in Italia» ha chiesto Zinni.
La pressione
Il sottinteso è anche un altro: far diminuire pure la pressione migratoria su Ancona, che nell’ultimo anno si è riscoperta porto di sbarco. «I rapporti col Governo li sta tenendo il sindaco Silvetti ed abbiamo già manifestato le nostre criticità» ha raccontato il vicesindaco.
Le disposizioni
È chiaro come “Ancona porto di sbarco” non piaccia né all’amministrazione né alle ong. Ma in attesa che arrivino nuove disposizione governative e con l’ondata di arrivi che continua ad intensificarsi, alla città non resta che mettere in stand-by la macchina dell’accoglienza in attesa del prossimo sbarco.