"Come un padre" su Prime Video. Carletto Mazzone e la "sua" Ascoli raccontato da Totti e Baggio. Materazzi: «Il mister? Uno vero»

Carletto Mazzone da giocatore dell'Ascoli, tecnico della Roma e omaggiato alla festa dei 120 anni di storia del Picchio
Carletto Mazzone da giocatore dell'Ascoli, tecnico della Roma e omaggiato alla festa dei 120 anni di storia del Picchio
di Peppe Gallozzi
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Giovedì 13 Ottobre 2022, 17:06 - Ultimo aggiornamento: 20:45

ASCOLI - «Il mister era uno vero. Da lui non potevi mai aspettarti una bugia perchè non ci sarebbe stata». Carletto Mazzone raccontato da Marco Materazzi. Con lui Francesco Totti, Andrea Pirlo, Pep Guardiola, Roberto Baggio e tanti altri. Saranno anche loro i protagonisti della pellicola "Come un padre" attesa per novembre su Amazon Prime Video. Il colosso statunitense ha reso omaggio ad uno degli allenatori più amati di sempre raccontandolo il tutta la sua grandezza e genuinità.  

Ascoli, aria di casa

Sor Carletto, 85 primavere e il record di 792 panchine in Serie A, ha legato la sua storia a stretto giro di contatto con le Marche. In particolare con la "sua" Ascoli Piceno. 221 gettoni da giocatore, quasi tutti da capitano, e l'inizio della carriera da tecnico sotto la presidenza Rozzi.

Memorabile fu lo scambio di battute tra i due con il presidentissimo a promettergli un'assunzione nella sua impresa di costruzioni qualora le cose fossero andate male.

Con il Picchio rimase fino al 1975, lo portò in Serie A concedendosi anche il lusso di ottenere la prima salvezza, poi tornò nel 1980 per altri cinque campionati nella massima serie raggiungendo anche il sesto posto. Ascoli è sempre rimasta casa sua, un legame viscerale che determinò anche alcune scelte drastiche nel corso della carriera. Lo scorso 30 settembre, Mazzone è diventato cittadino onorario di Ascoli Piceno.

Il retrofront con l'Ancona

Il legame con Ascoli, appunto. Quello stesso legame che nell'estate del 2003 gli fece rifiutare sul filo di lana la panchina dell'Ancona neopromossa in Serie A.

Ermanno Pieroni lo voleva fortemente all'ombra del Conero, tanto da aver rinunciato per questa prospettiva a Gigi Simoni l'artefice della promozione. Il passaggio sembrava veramente imminente ma alla fine, proprio per quel legame territoriale che si mostrò invalicabile, non se ne fece nulla con la panchina dorica che fu affidata allo storico vice Leonardo Menichini. Lo stesso che provò invano a trattenerlo nella "famosa" corsa sotto la curva bergamasca nel celebre Brescia-Atalanta 3-3 del settembre 2001...

Sul Corriere Adriatico in edicola domani, 14 ottobre, l'articolo completo. 

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