MILANO «È il giorno più bello della mia vita». Campione del mondo, il più forte di tutti. Un anno dopo l’argento conquistato al Cairo Tommaso Marini centra il titolo iridato di fioretto vincendo i Mondiali di Milano. Un successo incredibile, quanto meritato, per questo anconetano di 23 anni che ieri ha fatto piangere di gioia ed impazzire i suo tanti estimatori ed amici. «Come ho fatto? Mettendoci tutto l’impegno possibile, tanto cuore, grinta ed anche un pizzico di sana follia».
La grinta
Un successo fortemente voluto, arrivato al culmine di una stagione non certo facile per Tommaso, costretto a gestire un problema alla spalla (si dovrà operare ad agosto, come ha detto lui stesso alla fine del trionfo con gli occhi lucidi di commozione e gioia) ma che non ha mai mollato e creduto fortemente nelle sue gradi capacità.
La gara
Da mattina a sera la prova di Marini è stata praticamente perfetta. Sei assalti in cui fra parate e risposta, anticipi e colpi di classe ha annichilito gli avversari. In finale ha battuto l’americano Nick Itkin, come lui 23enne, per 15 stoccate a 13. Dopo un sostanziale equilibrio iniziale Marini ha preso il largo fino all’11-6. Ha saputo contenere il tentativo di recupero dell’avversario prima di piazzare il colpo decisivo. Quello che vale il titolo mondiale. Ma il capolavoro l’aveva compiuto in semifinale quando si è trovato di fronte l’esperto frencese, 31 anni, Enzo Lafort che ai Mondiali del Cairo, lo scorso anno, l’aveva battuto per una sola stoccata (15-14). Stavolta l’atleta delle Fiamme Oro è sceso in pedana concentratissimo e per nulla intimorito dall’esito di 12 mesi fa. È stato un assalto al cardiopalma, sempre in equilibrio punto a punto fino al 14 a 13 per Tommaso quando ha costretto l’avversario ad una nuova irregolarità, subendo il secondo cartellino giallo dall’arbitro (e quindi il conseguente cartellino rosso) che è valso il successo per Tomamso. Che in precedenza aveva superato il tedesco Faut (15-8), il giapponese Shikine (15-4), l’altro italiano campione d’Europa Filippo Macchi (15-11) ed il francese Savin (15-9). Prima della premiazione, l’inno di Mameli ed il trionfo Marini si è concesso a taccuini e microfoni. «Sono felice ed emozionato in un modo esagerato – ha detto – per un successo su cui avevo puntato tanto, visto che i Mondiali si disputano in Italia, ma che mi stava sfuggendo per un problema alla spalla destra che mi costringerà ad operarmi. Ho cercato di combattere fino alla fine, ho voluto continuare a crederci gettando il cuore oltre l’ostacolo. Ho sognato per una vita un giorno così, impazzisco adesso per avercela fatta. Felice anche per essere riuscito a migliorare il secondo posto del 2022. Non era facile, ve lo assicuro. Come ho fatto a superare le difficoltà? Mettendoci fino all’ultima stilla di energia, tanto cuore, grinta e un pizzico di sana follia. Che non guasta mai». Adesso Marini sarà impegnato con i compagni di squadra del fioretto nella prova a squadre in calendario per domenica prossima: «E anche lì dovranno sudare per batterci, siamo un team molto forte e molto unito».
Le reazioni
A Milano a seguire dal vivo Tommaso c’erano una quarantina di anconetani, fra cui la mamma Anna (vice presidente del Panathlon Club di Ancona, di cui Tommaso è socio onorario) e papà Stefano, letteralmente in delirio per il figlio. «Un altro grande giorno per lo sport marchigiano – chiosa Fabio Luna, presidente Coni regionale - il giusto premio per un grande campione che ha saputo superare diverse difficoltà. Vorrei dare merito anche a Stefano Cerioni, tecnico silenzioso ma vincente».