L’ultimo colpo dall’Arabia Saudita è di quelli che rischia di far saltare il banco. Perché strappare all’Italia il ct campione d’Europa nel bel mezzo dell’estate, sfruttando le frizioni con la federazione, può essere la mossa ad effetto che consacra definitivamente il movimento saudita. Rilanciato prepotentemente da investimenti senza precedenti in un campionato improvvisamente popolare, che ha portato nel deserto un bel pezzo dell’Europa calcistica che conta. Basterà a competere con i top campionati del vecchio continente o a conquistare uno dei prossimi Mondiali? La lista dei trasferimenti aumenta di giorno in giorno, come se l’appetito della Saudi Pro League si alimentasse ad ogni operazione. Uno stillicidio ci campioni che abbandona Liga, Premier o Serie A a cuore più o meno leggero (e portafoglio sicuramente più pesante), e va a rimpolpare il contingente arabo. Una legione straniera imponente, composta non più soltanto di campionissimi a fine carriera come CR7. Ma stelle inarrivabili per il calcio italiano, come Neymar e Benzema, pezzi pregiatissimi della serie A come Milinkovic Savic e Brozovic, giovani in rampa di lancio a cui i nostri top club hanno fatto più di un pensierino, come Gabri Veiga e Ruben Neves, ma al momento è quasi impossibile competere con la concorrenza araba.
Nel giro di una sola estate la Saudi League ha già ribaltato traguardi e prospettive, e ha messo gli occhi su altri obiettivi.
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