“Tout le cirque” ad Ancona, oggi al Panettone con "Operativi!" della compagnia Eccentrici Dadarò

Visconti: «I tre clown-soldati arrivano per innalzare un monumento ai caduti di tutte le guerre»

“Tout le cirque” ad Ancona, oggi al Panettone con "Operativi!" della compagnia Eccentrici Dadarò
“Tout le cirque” ad Ancona, oggi al Panettone con "Operativi!" della compagnia Eccentrici Dadarò
di Chiara Morini
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Sabato 24 Febbraio 2024, 03:05 - Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 07:16

Parte oggi, sabato 24 febbraio, alle ore 21 al Panettone di Ancona la rassegna “Tout le cirque” che fa parte della stagione promossa dal teatro. In scena con “Operativi!” la compagnia Eccentrici Dadarò, nello specifico Dadde Visconti, Umberto Banti, Andrea Ruberti. 

Lo show

«Ci sono un tedesco, un italiano e un americano...», recitano le note di presentazione allo spettacolo che aggiungono: «Mon è una barzelletta». In scena, infatti, Visconti, Banti e Ruberti sono proprio, nell’ordine, un americano, un italiano e un tedesco, tre soldati che daranno vita allo spettacolo. «I tre clown-soldati – spiega Visconti – arrivano per innalzare un monumento ai caduti di tutte le guerre e gli eventi che accadranno loro li porteranno alla fine a fare addirittura una piccola guerra tra loro». Alla base della narrazione, l’ingenuità dei clown e la debolezza dell’uomo.

«Lo spettacolo - racconta Banti - è arrivato in occasione del centenario della prima guerra mondiale e ha debuttato nel 2014». Fu un debutto marchigiano perché lo spettacolo, aggiunge Banti, «aveva vinto un bando Fnas e, una volta realizzato, è stato presentato per la prima volta in primavera a Montegranaro, a teatro (perché pioveva). Facciamo bene sia gli spettacoli in esterna che a teatro». Da quando è stato lanciato, lo show ha partecipato anche a festival all’estero, aggiunge Banti, «dando grande visibilità al gruppo, del quale io fatto parte solo in un secondo momento, quando ho sostituito La Rocca che mi ha preceduto nel ruolo».

L’argomento

Tema attuale, ma anche non facile da affrontare. «Le guerre – commenta Visconti – oggi, rispetto a al 2014, sono mediaticamente più forti e presenti.

Noi siamo comunque clown e rappresentiamo la guerra dopo che l’hanno fatto anche altri grandi nomi del passato, tra cui ad esempio Charlie Chaplin». Non importa che siano clown a trasmettere il messaggio o attori che recitano prosa. «Il linguaggio del clown – spiega Ruberti – arriva comunque facilmente, perché si lavora fisicamente e le emozioni arrivano direttamente tramite le scene comiche. Le persone finiscono per riconoscere quello che accade nel mondo o anche cose che vedono nella loro vita. E, per questo spettacolo in particolare, sono gli anziani i più sensibili».

Linguaggio che, essendo solo espressione del corpo, arriva ovunque, anche fuori dall’Italia. «Soprattutto fuori dall’Italia – aggiunge Ruberti – in Svizzera, in particolare, pur se non hanno partecipato alla guerra, però gli anziani sono rimasti molto colpiti. Noi non siamo i clown che fanno divertire e basta, noi portiamo sul palcoscenico quello che sentiamo». E Visconti puntualizza: «La nostra caratteristica, in particolare, è che non sono gag slegate tra loro, ma seguono una precisa drammaturgia con una storia che va da un inizio a una fine. Non ci piacciono le definizioni, ma se dovessimo dire in due parole il nostro genere, potremmo definirlo “clowneria teatrale”. In questo spettacolo si ride per 45 minuti su 50 di durata». Sono tre amici e, dice Banti, «questo rende molto semplice il lavoro soprattutto per la resa».

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