Nino D’Angelo con il tour “Il poeta che non sa parlare” al PalaRiviera di San Benedetto: «Voglio cantare solo l’amore»

Nino D’Angelo con il tour “Il poeta che non sa parlare” al PalaRiviera di San Benedetto
Nino D’Angelo con il tour “Il poeta che non sa parlare” al PalaRiviera di San Benedetto
di Chiara Morini
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Mercoledì 22 Novembre 2023, 02:45 - Ultimo aggiornamento: 12:15

SAN BENEDETTO - Umiltà e passione, oltre a un forte amore per la sua Napoli: Nino D’Angelo è di nuovo in giro per l’Italia con il suo tour “Il poeta che non sa parlare”, e farà tappa al PalaRiviera di San Benedetto del Tronto, lunedì 27 novembre alle ore 21.

Nino D’Angelo, perché questo titolo? 
«Intanto perché è la cosa più bella dello spettacolo, è il modo con cui mi chiamava la professoressa a scuola. Ero alle medie e scrivevo cose più grandi di me. La mia professoressa mi diceva di non guardare agli errori che facevo, ma a quello che scrivevo, al contenuto. Mi chiamava proprio “Il poeta che non sa parlare”. Vede, ci sono due tipi di maestri: quello che ha studiato e insegna, quello che non sa ma nascendo dalla strada sa comunque insegnare. Ecco io appartengo alla seconda categoria, ma non mi piace essere chiamato maestro, non ho questa presunzione». 

Ci vuole tanta umiltà? 
«Sono nato in una famiglia umile, la scuola era un optional a quei tempi. Io sono cresciuto incontrando la gente. A scuola non hanno mai visto i miei genitori, andava mia zia, che copriva il mio “filone”. Bisogna curare, comunque, l’ignoranza e farlo come una malattia, altrimenti si va tutti dietro la stessa direzione come fanno le pecore. Non è detto però che chi studia sia meglio, quello che voglio dire è che tutti dovrebbero avere lo stesso diritto alla cultura».

Libro, disco e tour: quale nasce prima?
«Libro e disco in realtà sono vicini. Il progetto inizia a prendere forma durante il periodo del Covid. Mi sono detto che volevo parlare solo di amore, con tanta riflessione e allo stesso tempo paura, tanta, come ne avevamo tutti. Il progetto è figlio di quel periodo, e arriva dalla voglia di raccontarmi. Ora faccio queste dieci nuove date, poi ci sarà quest’unica data nel 2024, il 29 giugno allo stadio Diego Armando Maradona, della mia città».

Napoli è sempre nel suo cuore?
«Nel cuore? Napoli è la vita mia, la mia città, il mio tutto.

A Roma vivo come da straniero, e a Napoli sono a casa, torno spesso, diciamo che un mese lo trascorro per metà a Roma e per metà a Napoli!». 

Al concerto ci saranno i nuovi brani, ma anche quelli storici: le canzoni che non mancano mai ai suoi live? 
«Gli anni ‘80 direi! Per mettere insieme i due Nino D’Angelo, perché sono due a questo punto, non possono mai mancare “Nu jeans e ‘na maglietta” e “Senza giacca e cravatta”».

Quanto è importante il pubblico?
«Molto, anzi direi fondamentale. Ormai è come una famiglia per me. Prima ero il figlio di tutti, ora sono il padre, perché mi seguono i figli dei fan. Spero di arrivare anche ad essere il nonno del mio pubblico!». 

Un affetto che il pubblico ricambia, tanto che fa continui sold out…
«Devo dire che di sold out ne faccio più oggi che allora. Prima ero campione di incassi e anche campione di pregiudizi, perché vede io ho sempre cantato in dialetto. Considero il napoletano la mia lingua e l’italiano una seconda: in napoletano ho cantato anche a Sanremo».

Tornando all’umiltà, se si ha si riesce a farcela? 
«Se non sei umile, non vai fuori. Se non si hanno dei valori è pure difficile capire le mie canzoni che parlando ancora di amore e famiglia, di sentimenti. Oggi queste cose nelle canzoni non ci sono, o se i sentimenti ci sono a volte sono anche negativi, con i nuovi generi. E se il pubblico continua ad amare noi che siamo sulla scena da decenni, forse è anche perché ha bisogno di cose che non ci sono più. I cantautori resteranno a lungo sulla scena, ma per farlo si deve crescere. Tutti dobbiamo crescere».

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