Roberto Vecchioni incanta il pubblico
di Porto Sant'Elpidio: "Bello essere qui"

Roberto Vecchioni incanta il pubblico di Porto Sant'Elpidio: "Bello essere qui"
di Sonia Amaolo
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Domenica 25 Ottobre 2015, 20:57 - Ultimo aggiornamento: 22:44
PORTA SANT'ELPIDIO - Un poeta cantante a Porto Sant'Elpidio.



Roberto Vecchioni si è esibito a piazza Garibaldi per la festa di San Crispino, patrono della città. L'artista-intellettuale che fa il tutto esaurito nelle piazze italiane e incanta le platee per la capacità unica di mescolare musica e parole, riflessioni profonde a considerazioni leggere che scuotono l'anima.

Vecchioni ha parlato anche della sua vita privata, le nipotine Nina e Cloe “che hanno due mamme”, come dice, la figlia Francesca e la nuora Alessandra. Di Edoardo, il figlio malato di sclerosi multipla "così pallido, così bello fra tutti quei camici, con l'uomo ragno in mano" evidenzia ne "I colori del buio". Racconta delle sue ragazze, di donne che non invecchiano mai "a differenza degli uomini".



Critica i furbi e il mondo artificiale degli spot pubblicitari. In una frase condensa l'amore per la moglie Daria: "Prima di partire mi ha abbracciato e tenuto stretto due minuti" dice. Un'altra frase per raccontare del cane: "Chi non ne ha mai avuto uno, non può capire". Non c'è nota storta mentre parla a braccio e la profondità di pensiero si manifesta con grazia e leggerezza. Gli occhi del pubblico restano incollati all'uomo sul palco. Arriva puntuale, ci riceve sul camper. Stringe la mano forte, toglie gli occhiali e li posa sul tavolo, si appassiona nel dare risposte.



"Propongo tutto il repertorio e ricollego le canzoni al mio romanzo ’Il mercante di luce’, parlo di sogno, libertà, dell'illusione di una verità", dice. Tre quarti di luna illuminano a sufficienza, "importante che ci sia la luna - afferma - importante è venire in posti dove non si viene mai. Molti anni fa sono stato a Porto Sant'Elpidio. Ho percorso tante volte questa costa con altri gruppi, in altri momenti. Da un po' non venivo e son contento di esserci". Le melodie più amate: "Sono affezionato alle canzoni d'amore dedicate a mia moglie, ai miei figli, alla mia vita privata", spiega.



Sulla chiusura dei concerti con Luci a San Siro evidenzia: "E’ la conclusione ideale, una previsione del '71 che si è realizzata, canzone che riassume la mia vita". Il prossimo romanzo uscirà a marzo, "l'ho finito di scrivere, è dedicato ai miei figli, sono lettere inviate a loro per spiegare che la felicità esiste e la si può vivere. Sono essenzialmente un compositore di canzoni, amo scrivere, mi piace trovare le parole giuste alla musica. Il mio mestiere, la mia vita è scrivere canzoni. Il modo di esprimermi breve, buttato là, in quattro minuti, è un modo per conferire senso alle emozioni".



Si ha voglia di tenerlo lì a rispondere ancora a lungo, lui è disponibile, ma sul palco dovrà dare tutto se stesso. Entra in scena, sbraccia, saluta. Centinaia di cellulari e tablet compaiono sui balconi e tra la folla. Tutti a riprendere il concerto. La platea è in visibilio, lui attacca con "Velasquez" il marinaio sempre pronto a partire e ritornare. Parla e canta, una tirata di due ore dove c'è dentro la magia di cui è capace. Dopo Luci a San Siro chiude con Samarcanda, canzone che lo ha fatto conoscere a tutti.
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