Rossini, brioso e divertente. Dopo la prima a Fano, l’Italiana in Algeri sarà replicata a Fermo (il 12) e ad Ascoli (il 19)

Una scena de L’Italiana in Algeri (Foto Luigi Angelucci/Ufficio stampa)
Una scena de L’Italiana in Algeri (Foto Luigi Angelucci/Ufficio stampa)
di Fabio Brisighelli
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Martedì 8 Febbraio 2022, 10:25

ANCONA - L’Italiana in Algeri, capolavoro buffo di un Rossini appena ventunenne (1813), rappresenta già la quintessenza de “le comique absolu”, della comicità esplosiva, della sublimazione del farsesco condotta sino alla stilizzazione materiale di esilaranti effetti psicosomatici da parte dei prim’attori vocali, la cui dimensione psicologica nel contesto di questo esilarante canovaccio teatrale è sostanzialmente irrilevante; qualcosa di diverso dunque da “le comique relatif” delle opere a seguire (vedi “Il barbiere di Siviglia”), dove i caratteri e i sentimenti sono maggiormente rifiniti.

 
Gli effetti
Circa gli effetti di cui sopra, basterebbe soffermarsi al finale dell’atto primo (“Confusi e stupidi”), in cui i personaggi con suoni onomatopeici fissano il momento subitaneo (e passeggero) della loro discrasia mentale, per cui si assiste a balbettii concitati di risonanti “din/din”, di cannoneggianti “bum/bum”, di gracidanti “cra/cra” e di martellanti “tac/tac”, tanti quanti sono gli oggetti inanimati e non della momentanea loro identificazione. Ma è la musica di Rossini a colpirci, la carica vitale immessa nel dinamismo della melodia, la sua freschezza e la sua esuberanza, che pure non escludono i momenti più propriamente idilliaco-sentimentali, come nell’assolo iniziale dell’innamorato Lindoro (“Languir per una bella”), o come nell’ispirata aria di Isabella, l’ “Italiana” sua amata (“Per lui che adoro”).


La grandezza
Il nostro Pesarese qui è già un grande. L’opera è andata in scena in ‘prima’ al Teatro della Fortuna di Fano, come nuovo allestimento della Rete Lirica delle Marche in collaborazione con il Rossini Opera Festival e con l’Accademia Rossiniana “Alberto Zedda” di Pesaro, da cui provengono le giovani voci della compagnia di canto impegnata nella rappresentazione.

Seguiranno, sabato 12 e sabato 19 febbraio, gli appuntamenti nel Teatro dell’Aquila di Fermo e nel Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno.


La regia
La regista del presente allestimento, Cecilia Ligorio (con le colorite scene di Gregorio Zurla e con gli sgargianti costumi di Vera Pierantoni Giua), denotando spirito e una certa carica di sagace inventiva è rifuggita nella circostanza dalla consueta ambientazione “esotica” del testo in musica, con il tradizionale armamentario di harem, serragli, turbanti e quant’altro, trasferendo il tutto in una collocazione di stile cabarettistico, dove peraltro il fattore dell’esotismo muta lo spazio temporale (più vicino a noi) ma non la sostanza: con le sue divertite gag, con i doppi sensi e le allusioni anche pungenti. In qualche misura, la Ligorio ha fatto sua la categoria stravinskijana della “parodia”, non intesa nel senso della caricatura burlesca, ma del travestimento e del ritorno dell’apparato scenico in veste nuova e altrettanto appropriata.


La compagnia
Gli artisti della giovane, scoppiettante, briosa e bene amalgamata compagnia di canto si danno un gran daffare sulla scena - e sono encomiabili per questo - per rendere con lodevole impegno la vocalità, talora anche impervia, delle rispettive parti. Li ricordiamo insieme: Nicolò Donini (Mustafà), Shanul Sharma (Lindoro), Francesca Di Sauro (Isabella), Lara Lagni (Elvira), Mariangela Marini (Zulma), Pablo Gálvez (Haly), Ramiro Maturana (Taddeo), più l’ “impresario”- imbonitore del cabaret, l’attore Simone Tangolo. L’Orchestra Sinfonica G.Rossini diretta dal maestro Ferdinando Sulla offre un valido supporto strumentale alla scena, così come una presenza di spicco si manifesta il funzionalissimo Coro del teatro istruito da Mirca Rosciani.

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