Il mito della Carrà, Lucrezia Ercoli chiude oggi la prima parte della rassegna ad Ancona: «Popsophia, nulla è intoccabile»

Il mito della Carrà, Lucrezia Ercoli chiude oggi la prima parte della rassegna ad Ancona
Il mito della Carrà, Lucrezia Ercoli chiude oggi la prima parte della rassegna ad Ancona
di Edoardo Danieli
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Sabato 6 Gennaio 2024, 02:40 - Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 08:17

Leggere l’oggi, con uno sguardo per costruire al futuro, partendo dalle testimonianze del passato. La proposta del festival Popsophia è approdato ad Ancona, con uno step intermedio che si chiude oggi, che prelude alla grande rassegna fissata per l’equinozio di primavera.

L'appuntamento di oggi alla Mole chiude la prima parte della presenza di Popsophia ad Ancona. Lucrezia Ercoli, come è andata dal suo punto di vista?

«Non nascondo che avevamo una certa preoccupazione: c’erano molti occhi puntati (per usare un eufemismo) su questo esordio anconetano. Dico esordio perché per Popsophia è un nuovo inizio, una storia tutta da scrivere. La risposta del pubblico, che ha riempito le serate alla Mole e tutti i weekend della mostra, con prenotazioni da tutta la regione, ci ha incoraggiatto ad imboccare con convinzione questo “nuovo inizio”. I tanti messaggi di apprezzamento che abbiamo ricevuto dagli anconetani che hanno condiviso il format culturale che contraddistingue i nostri appuntamenti ci spingono ad essere ancor più originali e creativi». 

Alto e basso, pop e sophia, qual è la strada che indica il percorso che avete ideato per praticare un futuro che, nella sua complessità, privilegia il particolare all'universale, la divisione rispetto alla condivisione?

«”Chi sa solo di filosofia non sa nulla di filosofia” potremmo dire parafrasando Mourinho. La cifra che contraddistingue l’approccio di Popsophia è il sincretismo delle arti, in controtendenza con la parcellizzazione dei saperi e dei pubblici che limita la nostra comprensione del mondo. Per Popsophia non c’è niente di intoccabile: nulla di tanto alto da non poter essere criticato, nulla di così basso da non meritare considerazione.

Per questo abbiamo deciso di produrre i nostri philoshow, dei veri e propri spettacoli di cinema, filosofia e musica che mettono in scena la complessità culturale dell’immaginario di massa.

A Raffaella Carrà è dedicata la serata alla Mole: è in voga, in questo momento, la riesumazione dei grandi miti dello spettacolo italiano (Gaber, Jannacci). È un motivo semplicemente nostalgico?

«L’effetto nostalgia è una delle cifre che contraddistinguono la cultura contemporanea, con tutti i suoi pregi e i suoi limiti. Ma spesso la rievocazione dei migliori anni è puro citazionismo agiografico senza riflessione né storica né filosofica. La serata che abbiamo dedicato a Raffaella Carrà, invece, ha lo scopo di scoprire qualcosa di nuovo nel già noto. Riascoltare le canzonette che canticchiamo da sempre per scoprirci dentro una profondità diversa, una rivoluzione culturale e popolare che arriva dal piccolo schermo e che passa per la libertà del corpo femminile».

Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi appuntamenti di Popsophia ad Ancona?

«Stiamo già lavorando al vero e proprio festival nazionale che inizierà il 21 marzo, con l’arrivo della primavera. Un programma di rassegne, mostre, incontri e spettacoli in pieno stile Popsophia che vuole realizzare ad Ancona un laboratorio culturale sperimentale capace di attrarre pubblico da tutta Italia. Su questo incontreremo le realtà culturali e le istituzioni scolastiche anconetane costruendo insieme un appuntamento importante di avvicinamento al festival».

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