Della Chiara al vertice di Rof, Gad e Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro: «Da maschera a teatro fino a direttore generale, non mi sono mai tirato indietro»

Il pesarese Cristian Della Chiara
Il pesarese Cristian Della Chiara
di Elisabetta Marsigli
3 Minuti di Lettura
Domenica 19 Dicembre 2021, 13:10

PESARO - Cristian Della Chiara si definisce “uno con l’ansia di fare” e l’escalation che ha accompagnato la sua vita lo dimostra: è stato da poco nominato direttore generale del Rof, ruolo che ricoprirà dal 2022 e che comprenderà le mansioni di responsabile delle relazioni istituzionali, un incarico che si somma a quelli di direttore organizzativo della Mostra del Cinema e di direttore artistico del Gad, anche se in molti lo conoscono come l’affascinante voce che accompagna le letture ad alta voce di molte iniziative cittadine. 
La scalata
Una carriera che è partita “dal basso”, quando Della Chiara, per mantenersi agli studi e avere una minima indipendenza economica, ha iniziato a fare la maschera a teatro. «Ho fatto tutto: maschera, elettricista, tecnico, portineria. Anche alla Mostra del Nuovo Cinema ho iniziato come maschera che portava le pellicole, stessa cosa per il Rof», racconta. Una passione innata per il teatro che, in qualche maniera, si sposa bene con gli studi: è laureato in Ingegneria Elettronica. «L’ingegneria è una materia che richiede disciplina, attenzione, precisione e creatività. L’altra mia passione era la matematica. Ho poi trovato il modo di applicare gli studi al lavoro, grazie all’informatica, ma soprattutto è l’atteggiamento che conta, il rigore matematico per far sì che le cose che si fanno portino ad un risultato». 
La creatività
Matematica e creatività vanno d’accordo? «Assolutamente sì, la matematica è anche molto creativa e mi ha sempre affascinato perché è una materia esatta e sicura, che tende a darti risposte inoppugnabili». Di certo dal 2022 i conti al Rof dovranno tornare. «Di sicuro mi tornerà utile lo studio dei numeri, ma il Rof ha una storia particolarmente virtuosa in termini di bilanci e mi sento di partire da un’ottima posizione. Allo stesso tempo, la cosa mi rende ancor più responsabile per il merito di tutte le persone che mi hanno preceduto, compresa l’ottima squadra che compone tutto lo staff. Dal punto di vista artistico, parafrasando il calcio, è come fare da mediano in una squadra che ha all’attacco Ronaldo e Messi». Tre ruoli importanti all’interno della cultura pesarese, come distribuire il tempo? «Fare una professione che si ama aiuta molto e consente di investire al meglio il proprio tempo. Non mi sono mai sottratto al lavoro e non credo cambierà molto nel 2022. Cambierà in termini di responsabilità, ma credo di far parte di quella folta schiera di persone che hanno nel lavoro molte gratificazioni. Certo mi alzo presto e finisco tardi, si lavora la sera, il sabato e la domenica, ma per me è lavoro quello che per altri è svago, come assistere ad uno spettacolo o alla sua creazione. D’altronde chi fa un lavoro autonomo non ha tempi tanto diversi e, nel mio caso, fanno parte dell’impegno anche momenti molto piacevoli».
I sogni
Da maschera in teatro a direttore generale: quali erano i suoi sogni? «È stato tutto molto casuale: non mi sono mai dato degli obiettivi, ma nemmeno mai tirato indietro.

Mi piaceva conoscere e “fare” e ho imparato a vivere questo ambiente da dietro le quinte. La cosa che mi ha fatto piacere è stato l’affetto ricevuto dalle persone, colleghi e amici, che per me vale moltissimo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA