I volti nei riti della Passione, le immagini di Italo Tanoni documentano una fede che si ripete da ben cinque secoli

La Confraternita di S. Maria di Loreto in mostra a “I rituali della Passione. Fotografia e religiosità popolare” che si apre domenica a Loreto
La Confraternita di S. Maria di Loreto in mostra a “I rituali della Passione. Fotografia e religiosità popolare” che si apre domenica a Loreto
di Lucilla Niccolini
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Lunedì 28 Marzo 2022, 08:35

LORETO - Sono assorte e severe, le facce degli uomini vestiti di verde che trasportano a spalla la statua della Madonna. Nelle foto di Italo Tanoni, documentano il rito popolare della Passione, che si ripete da almeno cinque secoli, a Sulmona, a opera della Confraternita di S. Maria di Loreto. Le immagini aprono la mostra “I rituali della Passione. Fotografia e religiosità popolare”, che si inaugura domenica 3 aprile nelle Cantine del Bramante del Palazzo Apostolico di Loreto.

 
La presentazione
Curata dall’artista Bruno Mangiaterra, sarà presentata, alle 17 nella Sala Macchi, in piazza della Madonna, dal professor Piergiorgio Grassi, docente di Filosofia delle religioni all’Università di Urbino, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze religiose “Italo Mancini”. «Le foto di Italo Tanoni – è il commento dell’arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto, Fabio Dal Cin - ci accompagnino in questo “allenamento” al volo, in questo cammino di 40 giorni che porta a una meta: la Pasqua del Signore. Sono una preziosa documentazione di alcune delle forme che uomini e donne hanno scelto per condividere la Passione di Cristo».
Da anni, infatti, Tanoni insegue i rituali della tradizione cristiana italica, più radicati nel Meridione, che hanno origini arcaiche, anche pagane, legate ai Baccanali di epoca romana e preromana.


I protagonisti
Tra i protagonisti dei reportage fotografici realizzati dall’autore, ci sono i Vattienti di Nocera Terinese (Cz), gli Incatenati di Troia (Fg), sui monti Dauni, i Battenti di Guardia Sanframondi (Bn): membri di confraternite e cittadini comuni che intendono replicare, infliggendosi in pubblico flagellazioni e piaghe, le sofferenze di Cristo, il suo sacrificio. «I nostri rituali del dolore sopravvivono, terribili e innocui a un tempo», scrive in catalogo, a commento delle immagini, Carlo Prandi, professore di Sociologia della religione all’Università di Parma.

E continua: «Alimentano lo spirito di communitas tra persone che sanno di trovarsi in quel luogo per una comunanza di pensieri e di fini non comunicata, ma percepita e vissuta, portando con sé sentimenti da trasmettersi in segreto a Colei che custodisce ogni segreto». Ed è appunto la Madonna, la cui statua è portata a spalla dagli uomini per le vie dei borghi, al centro di ogni rituale. Il più scenografico e incruento dei quali, quello della “Madonna che scappa in piazza”, apre la mostra. Celebrato ogni anno a Sulmona, gemellata con Loreto, trae il nome dal fatto che la Mater dolorosa, ricoperta da un velo nero, viene trasportata di corsa nella piazza centrale del paese, incontro al Figlio risorto. Durante il turbinoso tragitto, documentato dalle vivide foto di Tanoni, l’immagine della Madonna di Loreto si svela, mostrando una rosa rossa in mano e il mantello verde pistacchio, dello stesso colore delle mantelle dei confratelli, mentre si levano in volo dodici colombe bianche, in un tripudio di mortaretti. «In più di uno scatto, la bellezza, seppur non cercata, si manifesta», dice Vito Punzi, direttore del Museo Pontificio di Loreto, commentando la mostra, che resterà aperta fino al 25 aprile.

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