“Segni, Disegni, Pastrocchi e Sogni”
Pennello e parola, Musante e Mollica

Francesco Musante e Vincenzo Molica
Francesco Musante e Vincenzo Molica
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Sabato 7 Febbraio 2015, 12:51 - Ultimo aggiornamento: 12:53
ANCONA - “Segni, Disegni, Pastrocchi e Sogni”, Musante e Mollica ad Ancona. Sarà un bel sabato, (7 febbraio), se riusciremo a visitare - a dispetto del maltempo, tra shopping e accompagnamenti dei ragazzi al volley - la mostra che si chiude stasera (dalle 8,30 alle 13 e dalle 14,30 alle 19, con gli studenti del Liceo V. Emanuele II di Jesi per ciceroni) nella sede di Confindustria Ancona alla Baraccola, che abbina le opere di due poeti dell’immagine, così diversi, così affini.



Un artista del pennello e uno della parola insieme: Francesco Musante e Vincenzo Mollica (proprio lui, l’eclettico critico di spettacolo della Rai!). E se sono parecchi ad apprezzare il segno del primo, Musante, del secondo pochi conoscono la passione nascosta per l’immagine: non quella degli altri, nello spettacolo, sullo schermo, con la musica, di cui è scanzonato e acuto osservatore e reporter, ma proprio quella che si fa con matita e colori, a costruire un mondo immaginario degno della sua fantasia.



“Segni, Disegni, Pastrocchi e Sogni” è il titolo di questa originale esposizione organizzata dal Club della Qualità di Confindustria Ancona, il cui direttore Filippo Schettone, con il presidente del Club della Qualità Costantino Ricci, ha presentato lunedì scorso i protagonisti a un pubblico incantato dalla fantasia, dalla inventiva di questi due personaggi.



Francesco Musante, che proclama con understatement “non ho mai lavorato, mi sono sempre divertito”, è di quegli artisti senza vanagloria, e si porta negli occhi chiari l’intera topografia delle sue fiabe piene di colori e di paradossi, in cui la parola fa da scherzosa didascalia di “sogni” fatti a occhi aperti, a ribaltare la realtà in figure gioiose di un mondo immaginifico dove tuffarsi senza paura di farsi male, in cui trovare una linea di fuga dalle ansie quotidiane, in cui ritrovare il nostro empireo di bambini. Pietro Vitale e Domenico Rosetti, che hanno scelto le opere, hanno privilegiato la serie delle categorie umane, in cui ogni spettatore troverà il suo omologo fiabesco e sognante.

Di Vincenzo Mollica, malinconico gigione corteggiatissimo dalle signore, si espongono le prove più paradigmatiche di quello che lui definisce, parodiando le correnti espressive del Novecento, “boopismo”: ovvero, come applicare l’immagine di Betty Boop, eroina arcaica dei cartoons, all’arte. La faccina della sexy bambolina, nei disegni di Mollica, occhieggia accanto a star della celluloide e a icone della pittura antica e moderna, in un abbinamento divertito e divertente, dal tratto sicuro e fresco. “Sono disegni in libera uscita - ha confessato Mollica - dal momento che rappresentano il mio artificio per sopravvivere, coltivato in segreto”.

La voglia di disegnare, che ha fin da bambino, dev’esserglisi acuita nei vent’anni di sodalizio con Fellini - di cui all’inaugurazione della mostra ha raccontato molti spassosi aneddoti - che non ha mai smesso di disegnare, su tovaglioli di carta e inviti, su cartoline e bustine di minerva, le immagini che di un film in preparazione scaturivano dalla sua mente vulcanica.
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