Il 3 novembre scorso Monica Vitti, morta oggi a Roma, aveva compiuto 90 anni. Ormai da una ventina, colpita da una malattia degenerativa, viveva lontana dai riflettori protetta dal marito Roberto Russo e dal massimo riserbo. Ma anche se dal 2002 la grande attrice non appariva in pubblico, restava intatto l’affetto del cinema e dell’Italia stessa che in quei giorni le rese omaggio, ricordando che ha lasciato una traccia indelebile nell’immaginario passando dal teatro di Orazio Costa e Sergio Tofano al grande schermo, dai film più sofisticati alla comicità: musa del cinema dell’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni, negli anni ’60 Monica ebbe il coraggio di ribaltare la propria carriera diventando la regina della commedia, unica donna tra i “colonnelli” Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman.
L’OMAGGIO
Una, nessuna, centomila: Monica Vitti, nata Maria Luisa Ceciarelli a Roma il 3 novembre 1931, è stata un’attrice eclettica, coltissima, perfezionista, bella ed elegante in ogni interpretazione da Deserto rosso a Polvere di stelle, da L’Eclissi a Modesty Blaise, da La ragazza con la pistola a Il tango della gelosia, da Ninì Tirabusciò a Amore mio aiutami fino al film da lei diretto Scandalo segreto.
Già applaudito alla Festa di Roma, è una toccante, esauriente cavalcata nella vita e nella carriera di Monica raccontata tra lavoro e privato dalle stesse parole dell’attrice, dagli spezzoni dei suoi film e dalle partecipazioni tv, dalle testimonianze di colleghi e amici come Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Enrico Vanzina, Christian De Sica, Michele Placido, Citto Maselli, Enrico Lucherini, Sandro Veronesi, Enrico Lucherini, Giancarlo Giannini. «Monica è un’artista trasversale, curiosa, pronta a sperimentare incarnando personaggi molto diversi», dice Corallo, bravissimo ritrattista dei grandi Risi, Gassman, Sordi.
IL RICORDO
Lucherini, il re dei press agent, ricordava per il suo compleanno di aver conosciuto Monica agli inizi degli anni Cinquanta «quando lei usciva dall’Accademia d’Arte Drammatica e io ci entravo», di averla frequentata negli anni ’60 della Dolce Vita «quando andavamo a Via Veneto ma io stavo da Doney con Visconti e Zeffirelli e lei da Rosati con Antonioni». E proprio per l’attrice nel 1964 Enrico organizzò la prima “lucherinata” per la prima all’Eliseo dello spettacolo
Dopo la caduta messo in scena da Zeffirelli e interpretato da Monica con Giorgio Albertazzi: «Avevo invitato Ava Gardner che però a metà spettacolo lasciò il teatro perché non capiva l’italiano, mai io raccontai ai giornalisti che era sopraffatta dalla commozione per aver riconosciuto nella Vitti la sua amica Marilyn Monroe. E ottenemmo le prime pagine». Poi il press agent curò il film La ragazza con la pistola: «E Monica, che cambiava look e colore dei capelli, dimostrò quel perfezionismo che avrebbe sempre contraddistinto la sua carriera». C’è oggi un’erede della Vitti? «Difficile dirlo. Ma un’attrice eclettica come lei è Claudia Gerini».
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