«Io, bimbo alla pensione Cinzia». Paolo Cevoli porta “Andavo ai 100 all’ora” al teatro comunale di Porto San Giorgio

«Io, bimbo alla pensione Cinzia». Paolo Cevoli porta “Andavo ai 100 all’ora” al teatro comunale di Porto San Giorgio
«Io, bimbo alla pensione Cinzia». Paolo Cevoli porta “Andavo ai 100 all’ora” al teatro comunale di Porto San Giorgio
di Chiara Morini
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Domenica 21 Gennaio 2024, 04:15 - Ultimo aggiornamento: 11:04

Il titolo del suo spettacolo è lo stesso di uno dei brani di Morandi del 1962: Paolo Cevoli sarà martedì 23 gennaio, alle ore 21,15, nel teatro comunale di Porto San Giorgio, con il suo spettacolo “Andavo ai 100 all’ora”, nell’ambito della stagione di Comune e Amat (info 392 4450125).

La vita

Una scelta voluta, quella del titolo della canzone di Morandi, e Cevoli spiega che l’ha preso perché «sicuramente rappresenta gli anni ‘60 e soprattutto fa capire che una volta se andavi a 100 all’ora sembrava andassi fortissimo, oggi ti suona anche il camion del letame».

Cevoli racconta quindi il mondo, o meglio la vita, com’era prima di internet e dei cellulari, immaginando di narrare ai figli dei suoi figli com’era la vita quando era bambino lui (Cevoli è un classe 1958). Una vita più lenta? Sicuramente e se prima si andava ai 100 all’ora, osserva l’artista romagnolo «oggi si va ancora più veloce è tutto velocissimo. A Bologna, infatti, adesso hanno dovuto mettere il limite di velocità dei 30 km/h per far andare piano la gente». Limite di velocità che è anche simbolo di quanto il mondo di oggi sia più “accelerato”: ai suoi tempi c’erano cose che oggi qualcuno considera pura fantascienza, dal telefono con la rotella alla tv in bianco e nero. «A teatro – spiega Cevoli – il pubblico vedrà la mia storia, i tanti racconti di come erano le cose negli anni ‘60, quando ero solo un ragazzino, e vivevo con i miei genitori, che avevano una pensione a Riccione. Si chiamava pensione Cinzia». Non si tratta di un “una volta era meglio”, anche senza politicamente corretto e poca immondizia prodotta, ma di far conoscere le radici della nostra società e magari riderci un po’ sopra.

La comicità

Del resto questo è forse lo scopo principale del lavoro di un comico, cosa che Cevoli non ha iniziato a fare subito. «Mi sono laureato in giurisprudenza – racconta – io ho iniziato a fare il comico quando avevo 44 anni. Prima di allora lavoravo come manager, compravo e vendevo locali. In uno di questi un giorno sono passati quelli di Zelig, mi hanno visto e mi hanno invitato a partecipare. Da lì è iniziato tutto». Sulla comicità il comico romagnolo sottolinea che «si riesce sempre a farne della buona, le occasioni non mancano mai e mi lasci dire anche per fortuna, altrimenti non riuscirei a lavorare». In più di vent’anni di carriera Paolo Cevoli ha interpretato tanti personaggi, tra i suoi più noti sicuramente non si possono non nominare Palmiro Cangini, un assessore di un fantomatico piccolo comune romagnolo o l’imprenditore di successo Teddi Casadey. Se ne potrebbero citare anche altri e, se si chiede a lui quali gli sono rimasti maggiormente nel cuore, Cevoli risponde che tra i tanti «sono affezionato a tutti i miei personaggi ed è anche stato bello rispolverarli nel tour estivo che ho fatto durante la scorsa stagione. Lo ripeterò anche la prossima estate con Giacobazzi e Pizzocchi». Nell’attesa va avanti con il suo attuale spettacolo e per il futuro, dice, che «ho in programma di godermi i nipoti, sicuramente, ma per ora continuo con il teatro, perché quando vengo in teatro è come essere a casa mia».

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