L’icona
Fela Kuti è tutt’ora un’icona dell’Africa combattente che ritiene di potercela fare con le proprie forze e la propria cultura, contro l’ingiustizia, la corruzione, l’arroganza del potere. È questa la sensazione trasmessa anche dalla musica di Seun: «Voglio fare l’afrobeat per la mia generazione – commenta l’artista – invece che “alzati e combatti”, il messaggio deve diventare: alzati e pensa!». Sassofonista e cantante, Seun Kuti cita fra i suoi ispiratori Miles Davis, il musicista e poeta afro-americano Gil Scott Heron, i rapper Timbaland e Dr Dree, pur restando fedele allo spirito del padre. Nel proprio lavoro tiene conto della storia della black music degli ultimi anni, introducendo le inflessioni del rap e del new soul nel fragore della “locomotiva” dell’afrobeat.
La vocazione
La musica come vocazione: essere a 8 anni sul palco com Fela e gli Egypt 80 è stato, forse, quasi come avere più di un padre: «Non proprio. Voglio dire che, crescendo, mio padre è stato così immenso, nessuno poteva eguagliarlo ai miei occhi, in intensità e attenzioni per me». Forse è per questo che il desiderio di iniziare a suonare è nato molto presto nei pensieri di Seun, mentre la voglia di suonare l’afrobeat è arrivato molto più tardi: «Ho sempre saputo di voler suonare. Non ero uno di questi come Michael Jackson, che diceva spesso di non aver avuto un’infanzia felice e piangeva, con tutti i suoi milioni di dollari. Io seguivo mio padre in tournée e lo guardavo esibirsi. E pensavo: “Questo è quello che voglio fare da grande!” Non c’era nient’altro per me se non suonare musica. Da bambino sembra facile. Mio padre è sul palco che salta su e giù, suona la sua musica, fa quello che gli piace fare e viene pagato per questo. Sembra facilissimo no?».
Seun non smentisce che è suo padre la sua più grande ispirazione, seguito dal suo ambiente.
L’energia
In un’epoca in cui l’afrobeat viene sempre più riscoperto e citato in molteplici ambiti musicali moderni, dall’hip hop alla techno ed a tutta la tropical music, Seun Kuti & Egypt 80 rappresentano l’autentica radice originale, ma rinvigorita da una giovane, contagiosa energia. E i suoi concerti sono energia pura, tanto che prima di registrare un brano, Seun lo “prova” sul palco: «Mi dà l’esatta dimensione della canzone, quello che ti manca mentre sei lì a scriverla, perché il pubblico ti aiuta molto a sviluppare il tutto. Quando nasce, la canzone è come un bambino: è quando la esegui dal vivo che diventa pronta, matura». Ma dall’illustre genitore Seun, ha ereditato non solo uno stile musicale e una band, ma anche la passione politica. Secondo lui l’afrobeat è cultura rivoluzionaria: «La musica è solo una parte di un quadro più ampio quando si tratta di qualcosa di rivoluzionario, ma è una parte essenziale, che può ispirare e creare teorie, nuove teorie per un nuovo mondo. Aspettatevi il più grande spettacolo di sempre a Fano: noi siamo pronti».
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