Commozione e cordoglio anche nelle Marche per la scomparsa di Andrea Purgatori, avvenuta ieri all’età di 70 anni. Il giornalista, saggista, sceneggiatore e attore romano aveva infatti radici marchigiane, più precisamente di Cagli, in provincia di Pesaro Urbino.
Il legame
Tanti i fili che collegavano Purgatori alla nostra regione, diretti e indiretti. Tra le numerose inchieste giornalistiche che ha condotto, quella più rilevante è stata senza dubbio quella sulla strage di Ustica. Purgatori, come ricordano i famigliari delle vittime, fu tra i primi a con credere al cedimento strutturale del Dc 9 dell’Itavia, di cui era presidente l’imprenditore anconetano Aldo Davanzali. Una ricostruzione che portò al fallimento della compagnia e alla lunga battaglia legale conclusa con il riconoscimento delle ragioni dell’Itavia. Ci sono poi le origini marchigiane. Nonno e padre di Purgatori erano originari di Cagli come ricordò (indirettamente) lui stesso, il 24 aprile 2020, con un tweet: «Ciascuno ricorderà il 25 aprile come gli pare. Io mi porto avanti con la scheda segnaletica della polizia di mio nonno Giuseppe che ho ripescato nell’Archivio di Stato. La mia libertà la devo anche a lui». E al tweet, in quell’occasione, aveva anche allegato il documento, della prefettura di Pesaro Urbino che nelle generalità del nonno Giuseppe, parla di nascita a Cagli, «ammogliato con un figlio». Un documento datato 1898, che lo descriveva come anarchico-socialista.
I ritorni
urgatori non mancava di ritornare nelle Marche.
La musica
Fu ospite, sempre nel 2019, alla settimana della Controra di Musicultura. «Lo avevo chiamato – ricorda il direttore artistico del festival Ezio Nannipieri – per la sua attività di scrittore e giornalista. Poi gli ho chiesto di venire allo Sferisterio a raccontare perché gli piaceva la musica e lui lo fece, accompagnato dalle note di Changing of the guards di Bob Dylan». Chi era presente quella sera sicuramente ricorderà la sua riflessione sulla musica che «vola sopra i muri e i confini». «Poi - chiude Nannipieri – gli ho chiesto se voleva far parte del comitato artistico di garanzia nel 2020, e mi ha detto di sì. Ho parlato poco con lui, ma è bastato per capire come era, il suo modo di porsi verso gli altri, con la naturalezza e la professionalità che lo caratterizzava».
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