Il cantautore e chitarrista Gragnaniello al festival AdMed di Ancona: «Voglio solo parlare al cuore»

Il cantautore e chitarrista Gragnaniello al festival AdMed di Ancona: «Voglio solo parlare al cuore»
Il cantautore e chitarrista Gragnaniello al festival AdMed di Ancona: «Voglio solo parlare al cuore»
di Lucilla Niccolini
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Mercoledì 30 Agosto 2023, 02:35 - Ultimo aggiornamento: 11:37

ANCONA - Il profumo del mare, il fruscio delle onde e i legami che allaccia tra terre e popoli: Adriatico Mediterraneo è il festival che ogni anno, ad Ancona, allarga il respiro e la prospettiva sul mare che ci bagna. Alla sua 17esima edizione, si inaugura questo pomeriggio, con la consegna del premio internazionale. E prosegue fino al 3 settembre, con incontri, dibattiti e tanta musica. Non poteva mancare la voce di Napoli, che quest’anno è quella di Enzo Gragnaniello, cantautore e chitarrista, con la sua band, per la prima volta ad Adriatico Mediterraneo.

Enzo Gragnaniello, un invito inaspettato?
«Ho tanto sentito parlare di questo festival e quando mi hanno proposto la data del 2 settembre mi è sembrato che la Mole Vanvitelliana, affacciata sull’Adriatico, fosse il luogo adatto per ambientare le mie canzoni».

Qualche anticipazione sul programma della serata?
«Ho fatto una scelta da più di uno dei miei album, fino all’ultimo, “Rint’ ‘o posto sbagliato”».

Porterà ad Ancona i temi a lei più cari: donne, razzismo, emarginati, migranti?
«Non devo dimostrare niente, la mia non è una battaglia. Mi basta trasmettere emozioni. Le canzoni sono solo un mezzo».

Ma sono argomenti importanti, d’attualità.
«Toccano una realtà cruciale. Ma la mia scelta non è di lanciare allarmi: semplicemente, cerco di farli arrivare attraverso un linguaggio essenziale. Mi interessa più lo “spirito” che l’involucro. I contenuti parlano da sé. Non c’è bisogno di dichiararsi contro il razzismo, una larva che si appropria delle persone deboli o ignoranti».

Napoli sembra aver ritrovato visibilità, un’immagine che sembrava appannata. È d’accordo?
«Assolutamente.

L’importante è che non si percepisca, all’esterno, una sola Napoli. Ci sono aspetti, della nostra cultura, che troppo spesso vengono spacciati come tali, lontani dalla poesia della “vera” Napoli».

Lei è stato compagno di scuola di Pino Daniele, alle elementari. Che affinità tra di voi?
«Anche dopo la scuola abbiamo continuato a frequentarci, a collaborare. Dello stesso quartiere, provenienti da famiglie simili, sottoproletarie, abbiamo respirato gli stessi umori. Però, musicalmente, lui ha seguito una strada e io un’altra. Strade divergenti, che spesso si sono ricongiunte in nome della nostra amicizia, che ci ha fatto incontrare, confrontarci».

Strade diverse. Quali sono stati i suoi modelli?
Ride. «Il mare e le cozze. Non mi è mai interessato quello che fanno gli altri. Ho sempre voluto capire innanzitutto chi sono io, cosa voglio dire, le cose che ho dentro. Parlare all’invisibile, non mi interessa il visibile».

Cosa intende per “parlare all’invisibile”?
«Trasmettere emozioni, come fa il sapore dell’uva. Non lo puoi spiegare a parole: la musica è un odore, con la mia voce e la mia musica voglio far arrivare umori, che solo quelli sensibili sanno cogliere. Non mi interessa intrattenere, fare spettacoli con effetti speciali. Per me sono pacchiani. Non ho tempo da perdere in queste cose. Un artista vero parla direttamente al cuore».

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