Piazza del Popolo, salvata la ragnatela che risale al '600

Piazza del Popolo, salvata la ragnatela che risale al '600
di Miléna Bonaparte
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Mercoledì 5 Ottobre 2022, 07:20

 PESARO Sono stati messi in salvo otto bancali di blocchi in pietra bianca d’Istria e marmo che definivano lo storico disegno della ”ragnatela”. Erano state raccolte in un deposito del Comune le porzioni antiche della pavimentazione di piazza del Popolo che risalgono all’intervento originale del 1621 voluto da Francesco Maria II Della Rovere e ai successivi lavori di restauro del 1733.

Il ritorno degli antichi massi nel cantiere, dove sta per chiudersi lo scavo archeologico per dare il via alla ripavimentazione, è avvenuto ieri mattina durante una operazione di recupero sollecitata da Roberto Malini del comitato ”Pesaro città d’arte e cultura” che ha chiesto ai tecnici della direzione lavori del Comune e della Soprintendenza delle Marche di riportare in piazza il materiale originale, prelevato inizialmente durante lo scoperchiamento del selciato, per utilizzarlo di nuovo nella ricostruzione della ”ragnatela” pavimentale.

Sembrerebbe quindi garantita la correttezza filologica della posa del singolare disegno che dalla fontana si estende fino al perimetro delineato dalle Poste e dai palazzi Ducale, Baviera e Comunale. Un salvataggio a sorpresa. «Appena sono uscito dal cantiere di piazza del Popolo, alcuni cittadini che hanno seguito il ritorno dei pezzi della ragnatela mi hanno dato una pacca sulla spalla e anche baciato la guancia - racconta Roberto Malini -. Ho detto a tutti che la Soprintendenza, i professionisti del Comune e soprattutto la partecipazione dei pesaresi sono stati elementi decisivi per un esito felice».


Scrittore, artista e ricercatore originario di Milano, Roberto Malini si è distinto come salvatore dell’arte dell’Olocausto, ricevendo il premio Mecenatismo 2018 per aver donato al Museo della shoah di Roma 240 dipinti, da lui recuperati, di artisti ebrei scomparsi nei lager. Guarda al risultato e non si perde in polemiche, il coordinatore di ”Pesaro città d’arte e cultura”, soddisfatto del recupero, avendo avuto garanzie che saranno riposizionati i blocchi bianchi e anche i sanpietrini originali, al posto dei materiali moderni: «Si è salvata l’antichità della piazza ed è stata preservata l’opera dell’architetto e scenografo Nicolò Sabbatini, vissuto tra ’500 e ’600 - spiega Malini -. Sono riuscito a fare recuperare diversi bancali con i blocchi in pietra, erano in un deposito, ora torneranno sulla traccia della ragnatela». 


Con il coordinamento di Simona Guida della unità operativa architettura e paesaggio di Pesaro Urbino della Soprintendenza, si è svolto l’immediato ritorno dei pezzi.«È stata ascoltata anche la richiesta - precisa Malini - per rifare il manto pavimentale con i vecchi sampietrini, invece della pietra attuale. In questa maniera la piazza sarà in armonia con le vie adiacenti. La prossima fase sarà recuperare con procedimenti manuali i blocchi ancora incastonati nella parte antistante il Comune, dove l’intervento non è ancora arrivato. Avremo una nuova piazza dove il disegno di Sabbatini esisterà ancora e con una notevole parte salvata dei blocchi di pietra bianca, alcuni dei quali risalgono alla posa voluta dai Della Rovere in occasione delle nozze di Federico Ubaldo con Claudia de’ Medici, altri invece sono legati al restauro del 1733». 


Riguardo allo scavo archeologico «alcuni cittadini sono rimasti delusi dalla repentina chiusura - osserva Malini -. Tuttavia quell’angolo di città non ha più niente da offrire. La piazza è stata aperta più volte nel corso del tempo e le antichità utili sono state ormai prelevate. Gli scheletri sono rimasti invece sepolti perché si tratta di terra consacrata. I chiodi non significano che fossero nelle bare, nel medioevo gettarli sulla salma avvolta in un sudario aveva un significato apotropaico. Con un laser scanner si potrebbe mappare l’area in profondità, ma se l’argilla contiene sacche di acqua i risultati sarebbero insoddisfacenti». 

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