Vergogna, il giardino delle dune della Baia scambiato per cestino dei rifiuti

Vergogna, il giardino delle dune della Baia scambiato per cestino dei rifiuti
Vergogna, il giardino delle dune della Baia scambiato per cestino dei rifiuti
di Eleonora Rubechi
4 Minuti di Lettura
Sabato 13 Agosto 2022, 04:20

PESARO  - Il nome è gentile ed evoca suggestivi paesaggi naturalistici: è “Il giardino delle sabbie e delle dune” a Baia Flaminia. Peccato che l’immagine non sia supportata da ciò che negli anni è diventata l’area naturale a ridosso della foce del Foglia che una decina di anni fa aveva iniziato a calamitare l’interesse di associazioni, quartiere e Comune. Oggi quel che resta di quelle buone intenzioni e delle iniziative - molte a livello di volontariato - che si sono susseguite, è un biglietto da visita non tanto stropicciato quanto, piuttosto, sporco, appallottolato e gettato in un angolo senza nemmeno aver provato a centrare il cestino.

 
Colpo d’occhio
Un peccato perché il giardino (ex?) è il primo colpo d’occhio all’ingresso del litorale di Baia Flaminia. Subito dopo, nell’ordine, arriva la popolare spiaggia per cani, l’area del campo di Marte e del Lido Pavarotti liberata dal luna park per essere messa a disposizione di eventi (dal Marche Pride al CaterRaduno fino alle più recenti feste della birra nelle loro declinazioni) e ancora la caletta delle tartarughe e il grandangolo immersivo del colle San Bartolo.

A giocarsela ci sarebbero tanti di quei brand da vincere al lotto del turismo (e non solo come nostrana Key West dell’alba e tramonto sul mare, immagine accattivante quanto tuttavia ancorata ai giorni fugaci del solstizio d’estate). Purtroppo basta avventurarsi nel groviglio di vegetazione spontanea che negli anni si è radicata nell’immediatezza dell’argine nord della foce del Foglia per memorizzare, inventariare e archiviare ciò che un’area naturale diventa quando si equivoca selvaggio con incuria. 


La meta
È un po’ come una caccia al tesoro dagli indizi facili: rifiuti, rifiuti e ancora rifiuti. Una sporcizia diffusa che non viene ingentilita dalle colorate campanule sistemate fronte fiume ma semmai rimarcata. Muniti di un buon sacco e di guanti si possono raccogliere in ordine sparso lattine vuote, bottiglie di plastica, bottiglie di vetro, contenitori vari, fazzolettini e tovaglioli, resti di contenitori di pizza, rifiuti vari, escrementi animali e umani. Non un gradevole vedere perché il “giardino” è comunque meta di bagnanti, pescatori, fotografi per passione e anche di turisti incuriositi dal cartello esplicativo all’ingresso ormai nascosto dagli arbusti ed eroso dal salmastro. 


La riflessione
Beninteso non è una critica alla vegetazione libera e selvaggia quanto al degrado e all’abbandono in cui è stata confinata una zona verde che era stata pensata con ben altri obiettivi. Voleva essere una piccola oasi naturalistica al pari della gemella di Sottomonte, più recente ma che risulta meglio conservata e di ben più gradevole presentazione, tuttavia con la trascuratezza imperante si è trasformata alla stregua di un bagno a cielo aperto. Le aiuole cortesi che sono state sistemate rendono ancora più evidente il contrasto e la necessità di una manutenzione che non sia saltuaria o affidata all’impegno dei volontari. Il naturalista Massimo Pandolfi aveva lottato a suo tempo perché la vegetazione spontanea e autoctona fosse mantenuta e valorizzata. 


La protezione
Gli arbusti che delimitano la spiaggia proteggono Baia Flaminia dal vento e dalle mareggiate e ci si ricorda ancora quando, ai tempi della realizzazione della ciclabile, la sabbia invadeva l’asfalto alla prima sfuriata dell’Adriatico.Le associazioni ambientaliste pesaresi Wwf, Legambiente, Lupus in fabula, hanno sempre replicato con veemenza a chi liquidava frettolosamente il “giardino” come un immondezzaio. Immondezzaio generato dall’inciviltà dell’uomo non certo per colpa della natura. Quegli arbusti non erano e non sono erbacce ma è innegabile che se nessuno se ne prende cura poi l’abbandono spadroneggia. Servono delle minime opere di ripristino del decoro locale: una pulizia radicale al momento è la soluzione più semplice e fattibile. In prospettiva c’è la ricostruzione del muretto, della ringhiera a mare, del pontile dissestato e abbandonato, di qualche tabella esplicativa rinnovare. 
 

Le fondamenta


Le fondamenta del progetto definito “Giardino delle sabbie e delle dune” si riferiscono alla protezione dall’erosione eolica della sabbia dell’arenile. Le dune coperte di vegetazione sono quelle che, naturalmente, sono capaci, a costo zero con poche piante spontanee, di fermare lo scorrimento delle sabbie verso l’interno. Negli anni i volontari, ma anche le scolaresche, hanno ripetutamente ripulito la zona anche con taglio delle erbe secche, dopo aver lasciato che si disseminassero i semi per la crescita di arbusti e siepi. Sono state anche piantate centinaia di piante di Ammophila arenaria. Ma dopo il Covid la situazione è peggiorata e una profonda manutenzione periodica non è più procrastinabile.

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