Pesaro, il sindaco Ricci suona l'adunata: «Sit-in per Marche Nord all'ospedale, coinvolgiamo tutti»

Il sindaco Ricci suona l'adunata: «Sit-in per Marche Nord all'ospedale»
Il sindaco Ricci suona l'adunata: «Sit-in per Marche Nord all'ospedale»
di Luigi Benelli
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Sabato 9 Luglio 2022, 02:30 - Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 13:26

PESARO - Una battaglia che punta a coinvolgere i medici per alzare il tiro sul livello dello scontro che non deve restare confinato nei margini della politica. E un presidio davanti all’ospedale San Salvatore per alzare il livello di attenzione. La riforma sanitaria della Regione Marche con il ritorno alle Aziende sanitarie territoriali (Ast) ha sancito il de profundis all’Azienda ospedali riuniti Marche Nord.

Gli Ospedali riuniti di Pesaro (Marche Nord) verranno incorporati all’Ast di Pesaro e Urbino perdendo il loro status giuridico. Il sindaco di Pesaro non ci sta e punta ad alzare il volume della radio. «Daremo battaglia – annuncia il sindaco - già dal prossimo consiglio comunale e coinvolgeremo le città e la Provincia. È bene che tutti i marchigiani capiscano che, se non si riduce la mobilità passiva, continueranno a pagare con le loro tasse la sanità dell’Emilia Romagna e della Lombardia per curare i pesaresi».

Che cosa succede

Il sindaco va avanti: «Lunedì prossimo portiamo in consiglio una mozione urgente per discutere di questo tema.

Poi cercheremo di mobilitare il Comune di Fano, la Provincia e soprattutto attivare il mondo dei medici. Vogliamo capire cosa dicono i professionisti, i primari e chi lavora all’interno del nosocomio. È ora che facciano sentire la loro voce dall’interno dell’ospedale: deve essere una battaglia istituzionale non solo politica altrimenti i risultati saranno limitati. Se il corpo medico alzerà la voce, si potranno mettere i bastoni tra le ruote a questo progetto della Regione. Faremo di tutto affinchè i cittadini comprendano la gravità dell’atto». Ricci annuncia che il Pd sta organizzando un presidio davanti all’ospedale San Salvatore per il 15 luglio prossimo. E insiste sulle conseguenze di questa riforma che entrerà in vigore dal primo gennaio prossimo. «La mobilità passiva sta esplodendo e la Regione risponde tagliando l’azienda ospedaliera, riducendo quindi la capacità di attrarre eccellenze e togliendo di fatto risorse alla sanità del territorio».

Fronte contro il nord

Poi incalza. «C’è un pregiudizio anti Pesaro e Urbino insopportabile. Lo abbiamo già visto sulla questione della ferrovia: invece di esultare per un risultato storico hanno cercato invano di ostacolare il più grande investimento infrastrutturale solo perché, in partenza, riguarda particolarmente le città di Pesaro e Fano». Poi la vicenda del Parco San Bartolo con l’allargamento del cda , «stanno cercando con un atto illegittimo di occuparlo». Ora «la nostra sanità, già in difficoltà, con un taglio intollerabile». Le domande che il sindaco pone ad Acquaroli è: «A questa Giunta interessa la provincia di Pesaro e Urbino o pensano che sia in un’altra Regione? Hanno una visione regionale dello sviluppo sociale o pensano di continuare far leva sui campanilismi frammentando una Regione già piccola e poco competitiva? Dopo due anni il rodaggio è più che finito, e la macchina sta andando fuori strada. Invito il presidente ad aggiustare urgentemente il tiro, ascoltando di più i sindaci, e meno assessori non all’altezza della fase storica ricca di opportunità ma piena di insidie». 

Il concetto

Concetto sottolineato anche dal consigliere Regionale Andrea Biancani: «Qualcuno lo ha definito un livellamento dei servizi tra tutto il territorio, ma non ha specificato che si tratta di un livellamento verso il basso che danneggerà tutta la nostra provincia e l’intera Regione, i suoi abitanti, una sanità che diventa sempre più Ancona-centrica. A rischio non è solo il destino degli ospedali di Pesaro e Fano, ma anche di Urbino e Pergola, insieme a tutti gli altri presidi del territorio. I medici e il personale non ci sono e non si trovano. L’azienda era un elemento di attrazione per gli specialisti che verrà meno, facendo sì che i bandi vadano ancora più deserti di quanto già non accada e addirittura spingendo qualche dipendente a dimettersi per andare altrove. Questo comporterà il rischio di perdere altri professionisti».

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