ANCONA - La mobilità passiva - per un buon 50% verso l’Emilia Romagna - ha drenato dalle casse della sanità marchigiana una media di 114.028.858 euro l’anno tra il 2017 ed il 2021. Una stortura che ha indebolito il sistema sanitario regionale e le misure per correggerla saranno tra gli elementi fondanti del nuovo piano socio sanitario, da approvare entro l’anno, secondo gli auspici della Regione. A tracciare il quadro dei fabbisogni sanitari nelle cinque Aree vaste ci ha pensato uno studio della facoltà di Economia dell’Università Politecnica delle Marche, presentato ieri a Palazzo Raffaello dal governatore Francesco Acquaroli, l’assessore alla Sanità Filippo Saltamartini ed il rettore della Politecnica Gian Luca Gregori, con il contributo dei professori Stefano Marasca dell’Univpm e Claudio Travaglini dell’Università di Bologna, e del dirigente del dipartimento Salute della Regione, Armando Gozzini.
La mobilità nel dettaglio
Analizzando i tasselli che compongono il puzzle della mobilità passiva, si nota come l’Area vasta 1 di Pesaro sia quella che più subisce la concorrenza extra regionale.
«Le indicazioni che emergono sono precise - osserva Acquaroli -: le cure di prossimità vanno ad incidere meno dell’ospedalizzazione e, di fronte a poche risorse e all’invecchiamento della popolazione che ha bisogno di assistenza, vanno ponderate con i numeri le scelte più efficaci, riportando i servizi sui territori come intendiamo fare con la riorganizzazione delle aziende sanitarie». Parole a cui fanno eco quelle del titolare della delega Saltamartini: «I numeri spazzano via le opinioni e sono oggettivi. Grazie a questo studio ora abbiamo la possibilità di impegnare le risorse in modo più coerente e l’obiettivo è arrivare ad un modello di corretta offerta Comune per Comune».
I nuovi corsi
A tal fine, la Politecnica sta anche puntando sul «capitale umano che è determinante per realizzare le cose - sottolinea Gregori -. Su questo aspetto ci siamo particolarmente concentrati con l’incremento delle borse di studio (110) e i corsi di formazione (42), con i corsi di laurea magistrali a ciclo unico che sono passati dai 212 del 2020 ai 355 del 2022/2023 dei corsi triennali per le professioni sanitarie che da 535 sono diventati 750». È inoltre di venerdì scorso la buona notizia dell’ok definitivo, da parte del ministero dell’Istruzione, al nuovo corso in inglese di Medicine & Surgery, che con 30 crediti in più permette di avere una laurea Ingegneria biomedica.