Marche Nord incorporata nella nuova Ast, cancellati tre decenni di sanità pesarese: una storia travagliata dall'inizio

Marche Nord incorporata nella nuova Ast, cancellati tre decenni di sanità pesarese: una storia travagliata dall'inizio
Marche Nord incorporata nella nuova Ast, cancellati tre decenni di sanità pesarese: una storia travagliata dall'inizio
di Lorenzo Furlani
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Giovedì 7 Luglio 2022, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 09:59

PESARO - È un colpo di maglio all’organizzazione della sanità pesarese preparato con asciutta determinazione dopo qualche sporadico annuncio, risalente al massimo a un anno fa tra focus giornalistici e convention politiche, che porta a compimento e perfeziona due decisive premesse.

Ovvero il superamento dell’accentramento dei servizi nell’ospedale unico, approvato dall'Assemblea legislativa delle Marche il 4 agosto 2021 con una modifica apportata al piano socio sanitario vigente, e la revoca del project financing della cordata di imprese capeggiata dalla Renco per la costruzione del nuovo ospedale di Muraglia, deliberata dalla giunta regionale il 25 ottobre 2021. 

La fine dell’epoca del Pd


La proposta di legge regionale approvata lunedì scorso dalla giunta di Francesco Acquaroli, su iniziativa dell’assessore alla salute Filippo Saltamartini, che riorganizza gli enti del servizio sanitario delle Marche, è stata definita dal governatore “una riforma epocale” senza eccessiva enfasi.

L’epoca è quella della gestione della sanità da parte del Pd pesarese iniziata in Regione negli anni Novanta con l’assessore Giuseppe Mascioni e proseguita nei primi due decenni del 2000 con Almerino Mezzolani e Luca Ceriscioli, quest’ultimo il governatore della precedente legislatura che trattenne per sé la strategica delega alla quale è destinata la gran parte delle risorse finanziarie regionali.

Infatti, con l’incorporazione dell’azienda ospedaliera Marche Nord nell’azienda sanitaria territoriale di Pesaro - Urbino (formula adottata dalla proposta di legge approdata ieri all’esame della commissione regionale sanità e attesa alla discussione e all'approvazione dell'Assemblea legislativa) non si cancellano solamente 12 anni di esperienza gestionale di Marche Nord, bensì si resettano anche i precedenti 16 anni di attività dell’azienda ospedaliera San Salvatore.

I provvedimenti istitutivi


Marche Nord fu istituita dalla legge regionale 21 del 22 settembre 2009 e divenne operativa il primo gennaio 2011 (con il direttore generale Aldo Ricci, sostituito nel 2015 sotto il governo di Ceriscioli dall’attuale direttrice Maria Capalbo) aggregando la struttura ospedaliera Santa Croce di Fano, allora presidio della zona territoriale 3 dell’Asur, all’azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro.

Quest’ultima era nata il primo febbraio 1995 attraverso un decreto della Regione Marche (come ricorda il sito web dell’azienda Marche Nord) dopo il decreto di riordino del servizio sanitario nazionale del 1993 che aveva collocato il San Salvatore tra gli ospedali ad alta specialità del Paese, a partire dall’attività di ematologia diretta dal professor Guido Lucarelli, che aveva innovato con il protocollo Pesaro il trattamento della talassemia attraverso il trapianto del midollo osseo.

La lettera corrosiva di Gardi


Quella dell’azienda ospedaliera pesarese, peraltro, è stata sin dall’inizio una storia travagliata e controversa visto che chi la guidò come direttore generale per 4 anni, ovvero Ilja Gardi licenziato nel 2003 dalla Regione Marche per il venir meno del rapporto di fiducia, lasciò ai dirigenti dell’ospedale una corrosiva lettera di commiato in cui diceva che «la situazione dell’azienda ospedaliera San Salvatore all’inizio del periodo di commissariamento (settembre 1998) era straordinariamente disastrosa» perché, assicurava Gardi senza tema di essere smentito, «l’azienda San Salvatore non era un’azienda, non era un ospedale perché non possedeva nemmeno i requisiti minimi di autorizzazione per restare operativo e non era un ospedale di alta specialità».

Per tornare all’ultimo atto di riforma della sanità del centrodestra regionale, salta agli occhi come nel documento istruttorio firmato dal direttore del dipartimento sanità Armando Marco Gozzini non venga riportata alcuna motivazione tecnica per giustificare la cessazione al 31 dicembre 2022 dell’azienda Marche Nord. 

I ricoveri fuori regione non intercettati


In particolare non si fa alcun cenno alla mobilità passiva ospedaliera, che vede particolarmente esposto il distretto sanitario pesarese con ricoveri fuori regione per interventi di complessità medio bassa non intercettati da Marche Nord, che tuttora accusa un forte sbilancio tra i ricoveri attratti da fuori regione e quelli extra marchigiani che l’azienda pesarese non riesce a drenare nel territorio dei distretti di Pesaro e Fano ai quali fornisce i servizi ospedalieri.

Un'unica azienda ospedaliera di eccellenza


Nel documento istruttorio al riguardo si legge solo che «la proposta nasce principalmente dalla necessità di rivedere l’assetto e il modello organizzativo attualmente adottato, favorendo il passaggio da una a più aziende sanitarie territoriali nonché garantendo il mantenimento di un’unica azienda ospedaliera che rappresenti il punto di eccellenza in relazione alla complessità della casistica trattata».

Unica azienda ospedaliera che è quella universitaria di Torrette di Ancona, definita significativamente delle Marche.

Il testo normativo prevede che dal nuovo anno sia operativa, con personalità giuridica, l’azienda ospedaliera territoriale (Ast) di Pesaro - Urbino negli stessi comuni ora serviti dall’Area vasta 1 dell’Asur, così come avviene nelle altre quattro province di Ancona, Macerata, Fermo e Ascoli Piceno.

Gli organi decadranno a fine anno


La norma tombale di quasi tre decenni di sanità ospedaliera pesarese è il comma 10 dell’articolo 42: «Dal 1° gennaio 2023, con la costituzione dell’azienda sanitaria territoriale di Pesaro – Urbino, l’azienda ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord è incorporata nella medesima azienda sanitaria territoriale, che subentra a tutti gli effetti e senza soluzione di continuità nell’attività e nei rapporti giuridici attivi e passivi dell’azienda ospedaliera cessata». Tutti gli organi in carica decadranno a fine anno.

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