PESARO - Un’accusa pesantissima, quella di averla costretta a un rapporto sessuale provocandole una gravidanza. «E’ un problema tuo» le avrebbe detto quando lei si sarebbe rivolta all’ospedale per abortire. E’ la storia di un marocchino di 50 anni residente nell’hinterland pesarese accusato di maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e lesioni nei confronti della moglie. Ieri la sentenza con giudizio abbreviato davanti a Gup con la condanna a 5 anni. Fatti che sarebbero stati commessi tra il 2016 e il 2021 quando lei ha detto basta e si è rivolta ai carabinieri per denunciare anni di maltrattamenti e vessazioni.
Al rifiuto di lei di avere rapporti sessuali, lui avrebbe alzato le mani.
«E’ un tuo problema» le avrebbe detto nella totale insensibilità. Richieste reiterate per soddisfare gli istinti sessuali. Ma ad ogni rifiuto c’era una reazione tanto che lui le aveva anche messo le mani al collo per soffocarla. In un’altra circostanza pugni e graffi fino a bloccarla. Ma lei era riuscita a sfuggire per andare direttamente dai carabinieri a raccontare tutto partendo proprio da quell’ultimo tentativo di violenza. Fatti aggravati dal fatto di averli commessi anche in presenza dei figli minorenni.
L’imputato è difeso dall’avvocato Domenico Liso del foro di Ancona che nega la presunta violenza e aveva già rilevato durante le precedenti udienze: «Parliamo di un rapporto molto deteriorato e di un dissidio profondo. La coppia ha due figli e l’ultimo attrito era la richiesta da parte del padre di avere il passaporto anche marocchino per i due figli. Lei temeva che lui potesse portarglieli via, pensiamo che tutto questo abbia portato ad esasperare il contenzioso. Una contesa anche per l’eredita patrimoniale di lui, proveniente da una benestante famiglia marocchina». La signora era tutelata, per la parte civile, dall’avvocatessa Francesca Cecchini. Il pm ha chiesto 5 anni di pena e il giudice ha confermato l’impianto con una provvisionale di 7mila euro. La difesa ha chiesto i domiciliari per l’uomo che è in carcere da circa un anno. Su questo il giudice si è riservato.
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