Multa annullata a Carriera, il giudice contraddice virologi e politici: «Locali aperti a pranzo e chiusi di sera: nessun fondamento scientifico»

Carriera e Sgarbi
Carriera e Sgarbi
di Luigi Benelli
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Venerdì 25 Febbraio 2022, 06:50

PESARO - Il giudice “disapplica” il Dpcm: ecco le motivazioni della sentenza che ha portato all’accoglimento del ricorso da parte del legale di Umberto Carriera contro la multa che era stata elevata nei confronti del ristoratore e leader del movimento #Ioapro e la successiva sospensione dell’attività. Il giudice del tribunale di Pesaro ha annullato di fatto l’ordinanza.

 

L’avvocato Nannelli sottolinea infatti che «essendo il Dpcm un atto amministrativo, lo stesso doveva essere motivato. Nessun verbale del Cts (comitato tecnico scientifico) motivava le chiusure dalle 18 in poi dei ristoranti che potevano rimanere aperti a pranzo e non a cena. Inoltre non si comprende dai verbali del Cts per quali motivi nello stesso periodo le aree di servizio potessero rimanere aperte con servizio a tavolo, così come i ristoranti degli alberghi». Il fatto risale al 15 gennaio 2021 quando il ristoratore lasciò aperto il ristorante La grande Bellezza di Mombaroccio, accogliendo i clienti tra cui figurava anche Vittorio Sgarbi. Erano i giorni in cui i locali potevano stare aperti a pranzo ma non la sera, ma Carriera andò contro le regole del Dpcm di dicembre. Così la polizia locale entrò nel ristorante e multò Carriera mentre la Prefettura chiese la chiusura di 20 giorni del locale. Multa, neanche a dirlo, mai pagata. Tanto che la Prefettura aveva poi fatto partire l’ingiunzione di pagamento per la somma di 803 euro. Carriera ha impugnato tutto tramite l’avvocato Lorenzo Nannelli. Le motivazioni sono lunghe e articolate. In alcuni passaggi si legge: «Né nella parte introduttiva del Dpcm né nel verbale del Cts emergono specifiche indicazioni sulla gravità ed incidenza della diffusione del virus tali da rendere congrue le misure adottate».

Il giudice parla di «compressione dei diritti costituzionalmente garantiti» perché il Dpcm «necessitava di un adeguato impianto giustificativo». Poi entra nel merito degli orari. «La precisa differenziazione tra le attività consentite e non consentite, nonché l’identificazione della fascia oraria consentita per lo svolgimento dell’attività di ristorazione, si traduce in una scelta che avrebbe dovuto essere supportata da dati scientifici precisi». Per il giudice nessuna «specificazione delle motivazioni tecnico scientifiche per le quali veniva prevista una regolamentazione differenziata per la medesima attività di ristorazione (ad esempio ristoranti per i quali veniva introdotto il limite orario di esercizio dalle ore 5 alle 18, ed aree di servizio in cui veniva svolto il servizio di somministrazione di alimenti e bevande senza limitazioni di orario e ancora strutture alberghiere nelle quali era ammesso per la propria clientela il medesimo servizio di ristorazione senza previsione di alcun limite di orario)». Il giudice parla di «insufficienza e incompletezza di motivazione» e dunque autorizza la «disapplicazione» e il conseguente annullamento dell’ordinanza di ingiunzione.

L’avvocato Nannelli sottolinea: «Mi ritengo completamente soddisfatto dell’esito del procedimento in quanto il tribunale di Pesaro ha accolto pienamente il motivo fondamentale del mio ricorso».

Umberto Carriera fa sapere di essere pronto a richiedere al governo «il risarcimento dei danni subiti per le chiusure dei ristoranti nelle varie fasce a colori».

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