Ragazzina e bimbo uccisi 80 anni fa da un soldato tedesco, il testimone: «Lapide sbagliata, la folla cercava coperte e moschetti»

Ragazzina e bimbo uccisi 80 anni fa da un soldato tedesco, il testimone: «Lapide sbagliata, la folla cercava coperte e moschetti». Nella foto Francesco Bacchiocchi
Ragazzina e bimbo uccisi 80 anni fa da un soldato tedesco, il testimone: «Lapide sbagliata, la folla cercava coperte e moschetti». Nella foto Francesco Bacchiocchi
di Massimo Foghetti
3 Minuti di Lettura
Martedì 8 Agosto 2023, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 11:39

FANO - Il prossimo 23 settembre saranno passati 80 anni dalla morte di Temistocle Paolini, 8 anni, e Renata Marconi, 14 anni, uccisi da un soldato tedesco che, all’epoca dell’occupazione nazi fascista, sparò sulla folla intenzionata a entrare nella dependance della caserma Montevecchio per appropriarsi di beni di prima necessità.

 
 

La lapide in via Ceccarini che ricorda la morte di Renata Marconi e Temistocle Paolini

 Vittime ragazzina e bambino

Il tragico evento è ricordato con una lapide affissa sul muretto che costeggia via Sebastiano Ceccarini nei pressi del recapito fanese dell’azienda sanitaria: quello è il posto dove si trovava l’edificio collegato con la caserma che a sua volta occupava tutto lo spazio dove ora sorge il grande condominio che fronteggia corso Matteotti e il retrostante parcheggio.

Tuttavia quanto scritto su quella lapide non è esatto e deve essere rivisto. Lo chiede per esattezza storica Francesco Bacchiocchi che fu testimone oculare di quel tragico episodio. Bacchiocchi ha oggi 93 anni, ma la sua mente è lucidissima e ricorda benissimo quanto accadde in quel lontano pomeriggio del 23 settembre del 1943; allora aveva 13 anni. Abitava con la famiglia in via Nolfi numero 1, a pochi passi dalla caserma. La lapide riporta che in quel luogo “un militare dell’esercito tedesco ha sparato contro la folla che chiedeva cibo e vestiario. Due ragazzi fanesi sono stati colpiti a morte”.

La ricostruzione dei fatti

«In realtà- afferma Bacchiocchi – la folla aspirava a ben altro! Dopo l’8 settembre, la caserma era stata abbandonata da tutti i suoi occupanti e già nei giorni precedenti il 23 dello stesso mese, essendo state lasciate le porte aperte, era stata fatta oggetto di incursioni. Non si cercava cibo che non cera, né tanto meno vestiario, dato che gli unici indumenti che si trovavano all’interno erano le divise dei soldati che erano state abbandonate di fretta in furia dopo l’armistizio e che nessuno voleva. Si cercavano invece scarponi, materassi, coperte e moschetti; io stesso mi ero appropriato di un paio di scarponi, tre coperte e di un moschetto che, una volta portato a casa, mio padre mi intimò di riportare dove l’avevo preso. Allora si cresceva in fretta e a tredici anni ci sentivamo più maturi e in grado di badare a noi stessi più di quanto non accada alla stessa età ora; da sfollato avevo imparato addirittura a disinnescare le bombe a mano che si trovavano nei campi».

Quindi secondo la testimonianza di Francesco Bacchiocchi già nei giorni precedenti la gente aveva iniziato ad entrare liberamente nella caserma che era stata abbandonata.

La reazione del militare

«Il 23 settembre, però, fu trovata la porta chiusa - ricorda il testimone oculare -. La folla cercò di aprirla, spingendola con forza, ma sulla soglia apparve inaspettatamente un soldato tedesco che vista la folla tumultuante estrasse la pistola e incominciò a sparare nel mucchio. Un proiettile colpì la piccola Renata che si trovava vicino a me, vidi anche cadere il più piccolo Temistocle che era salito su un muro, mentre c’era un fuggi fuggi generale».

Le due vittime furono portate all’ospedale. Renata fu caricata su un carretto di legno, ma morì poco dopo. Temistocle sopravvisse qualche ora, ma alle prime luci dell’alba del giorno seguente spirò. «Quella lapide è da correggere – afferma Francesco Bacchiocchi – per la verità storica!».

© RIPRODUZIONE RISERVATA