Anastasiia uccisa a Fano con 29 coltellate: il marito a giudizio davanti alla Corte d'Assise. Reati da ergastolo, no al rito abbreviato

Anastasiia uccisa con 29 coltellate: il marito a giudizio davanti alla Corte d'Assise. Reati da ergastolo, no al rito abbreviato . Nella foto la vittima Anastasiia e il marito carnefice Amrallah Mostafa Alashry
Anastasiia uccisa con 29 coltellate: il marito a giudizio davanti alla Corte d'Assise. Reati da ergastolo, no al rito abbreviato . Nella foto la vittima Anastasiia e il marito carnefice Amrallah Mostafa Alashry
di Lorenzo Furlani
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Sabato 16 Settembre 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 18:17

FANO - Rischia concretamente l’ergastolo Amrallah Mostafa Alashry, il marito di Anastasiia uccisa con l’accanimento dimostrato dalle 29 coltellate rilevate sul suo corpo: una furia di colpi inferti a volto, collo, torace, addome, dorso e arti nell’appartamento che la coppia, in fuga con il figlio di 2 anni dalla guerra in Ucraina, occupava al Lido, in via Trieste 6.

L’egiziano 43enne ieri è stato rinviato a giudizio per il reato di omicidio volontario pluriaggravato, oltre che per maltrattamenti in famiglia, lesioni aggravate e occultamento di cadavere: comparirà di fronte alla Corte di Assise di Pesaro per essere giudicato a partire dalla prima udienza fissata il 17 gennaio 2024, 14 mesi dopo il delitto che risale al 13 novembre 2022. 

Una ferita per Fano

Un femminicidio, purtroppo, esemplare nella sua dinamica e nella sua efferatezza, che ha fortemente colpito la sensibilità della città di Fano e anche l’opinione pubblica nazionale, tanto che venne il presidente del Senato Ignazio La Russa a rendere omaggio alla vittima con un mazzo di rose rosse deposto sull’uscio della casa del delitto.

La mamma 23enne ucraina, amante della musica che a Fano dava lezioni di pianoforte e lavorava come cameriera per ricostruirsi una vita, voleva garantire al figlio un futuro lontano dalla guerra ma dallo scenario del conflitto si era portata dietro colui che sarebbe diventato il suo carnefice, in un rapporto coniugale ormai deteriorato con una separazione in atto.

Due giorni prima di morire (era un venerdì) Anastasiia Alashri aveva denunciato ai carabinieri di Fano le violenze e le vessazioni subite dal consorte, verbalizzando di temere di finire all’ospedale o di essere uccisa. Ma il pubblico ministero, che secondo la procedura del codice rosso l’avrebbe dovuta ascoltare entro tre giorni, non aveva fatto in tempo a convocarla in procura.

L'ultimo fatale incontro

Fatale la decisione di Anastasiia di andare da sola la domenica seguente a ritirare gli effetti personali suoi e del bambino nell’alloggio di via Trieste, perché da una settimana si era trasferita nell'abitazione di un collega di lavoro (al quale da poco tempo si era legata sentimentalmente): alle 9 avvenne l’ultimo incontro con il marito, che non le diede scampo.

La giudice del tribunale di Pesaro, Antonella Marrone, nell’udienza preliminare di ieri, ha accolto la richiesta del pubblico ministero Marino Cerioni respingendo, a norma di legge, la domanda di rito abbreviato avanzata dal difensore, l’avvocato Simone Ciro Giordano del foro di Milano.

La modifica del codice

La modifica del codice penale introdotta nel 2019, infatti, impedisce il rito alternativo con lo sconto di un terzo della pena per i delitti puniti con l’ergastolo. Il carcere a vita è previsto per l’omicidio volontario aggravato e, secondo il capo d’accusa, il delitto di cui deve rispondere Amrallah Mostafa Alashry (ieri portato in aula dalla polizia penitenziaria e rimasto silente) lo è per due motivi: è associato ai maltrattamenti ed è stato commesso ai danni della moglie.

L’egiziano la domenica dell’omicidio, dopo aver nascosto il corpo di Anastasiia nella campagna di Belgatto in un trolley sotto alcuni cartoni (utilizzando il furgoncino della pasticceria per la quale eseguiva le consegne) aveva cercato di scappare all’estero ed era stato bloccato dalla polizia ferroviaria in collaborazione con i carabinieri di Fano alle 23 alla stazione ferroviaria di Bologna.

L’imputato ora è accusato anche di aver abbandonato il domicilio domestico e di aver fatto mancare i mezzi di sussistenza per il figlio.

Le parti civili

Nel processo si sono costituiti parte civile i genitori cinquantenni della vittima, con l’avvocato Giuseppe Giangrande del foro di Roma, e il piccolo Adam, tramite la nonna a cui è affidato, con l’avvocata Roberta Giuliacci del foro di Pesaro. Il bimbo, ora treenne, è tornato a vivere in Ucraina, a Uzghorod, lontano dal fronte della guerra, con i nonni che hanno in corso la pratica per l’adozione.

L’udienza non ha richiesto più di un’ora di tempo. «È andata come doveva - commenta l’avvocata Giuliacci -, l’impianto accusatorio lasciava poco spazio per una decisione diversa».

Le vessazioni denunciate

Anastasiia aveva denunciato il marito per i maltrattamenti in famiglia subiti sin dalla loro convivenza in Ucraina e proseguiti a Fano, dove la coppia, scappando dalla guerra in Ucraina con il piccolo Adam, arrivò nel marzo 2022. Due giorni dopo la denuncia, la donna sarebbe rimasta vittima del brutale omicidio per mano del coniuge, con il corpo martoriato di coltellate.

I dettagli di quella denuncia formalizzata alla stazione dei carabinieri di Fano emergono ora con la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla procura di Pesaro e accolta dalla giudice per l’udienza preliminare. Il capo di imputazione, infatti, riporta anche che Amrallah Mostafa si sarebbe disinteressato delle esigenze materiali del figlio (senza provvedere a pannolini, medicine e alimenti), aggredendo verbalmente la donna che lo sollecitava all’acquisto di quanto serviva per il bambino.

Per ripicca verso Anastasiia, il piccolo sarebbe stato “abbandonato” dal padre davanti al portone del palazzo in cui abitavano (in Ucraina), costringendo la moglie a precipitarsi dall’undicesimo piano per recuperarlo. L’egiziano è accusato anche di aver abbandonato il domicilio domestico e di aver denigrato più volte la moglie con l’appellativo “puttana”, dicendole che non era una brava madre e non faceva niente in casa. L’avrebbe aggredita fisicamente in più occasioni.

Tra i reati contestati, quello di lesioni per un episodio che accadde a Fano una settimana prima dell’omicidio (il 5 novembre): l’uomo avrebbe colpito con un pugno e spintonato Anastasiia procurandole una contusione al polso con prognosi di 5 giorni.

La linea difensiva

L’avvocato difensore Giordano annuncia che nel processo contesterà le aggravanti (quindi i maltrattamenti e anche lo status di coniuge della donna) per fare valere lo sconto di pena del rito abbreviato al momento della sentenza. Sulle affermazioni dell’imputato, che al pm a suo tempo ha detto di aver reagito in modo incontrollato a un’aggressione della moglie, il legale si riserva di svolgere accertamenti.

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