L’investimento
Non ce l’ha fatta, poco dopo le 10 di ieri è stato travolto. «È morto»: due parole agghiaccianti. Per chi le ha ascoltate, i bagnanti sotto gli ombrelloni delle file verso il molo e i soci di un vela club che si trova lì vicino, erano l’irrompere di una tragedia appena avvenuta. C’era tanta gente in quel momento, ma tutto si è compiuto in modo fulmineo: uno, forse due, i testimoni oculari che sarebbero stati ascoltati dalle forze dell’ordine. Qualcuno è accorso con un medico che si trovava in zona, purtroppo più nulla poteva essere tentato per salvare la vita dell’anziano. Nel frattempo sono sopraggiunti un’ambulanza del 118, i vigili del fuoco, i carabinieri, la guardia costiera e la polizia locale, che si è occupata degli accertamenti di legge.
I rilievi
Alla polizia locale anche il compito di identificare la vittima, che non aveva con sé documenti di riconoscimento: il cellulare dell’anziano è stato decisivo per la dolorosa ricerca. L’accesso al molo è stato interdetto per tutta la durata dei rilievi, che si sono conclusi intorno alle 13. Notando mezzi e divise delle forze dell’ordine, soprattutto il telo bianco steso a terra, pedoni e ciclisti si fermavano di continuo sul ponte sopra il porto canale, domandando con insistenza e preoccupazione che cosa fosse successo. Federico Pagani era stato meccanico, aveva un’autofficina autorizzata a riparare i mezzi di una marca francese, ed era originario del quartiere Porto.
«Da bambini abitavamo vicino – racconta Alberto Orazi, pescatore sportivo dell’associazione Aps Fano – Tra noi c’era una differenza di pochi anni, siamo rimasti amici per tutta la vita. In comune la passione per la pesca e spesso uscivamo insieme per fare qualche battuta più al largo, sul suo piccolo motoscafo. Ci incontravamo quasi tutti i giorni al quader, ma oggi (ieri per chi legge) sono dovuto andare via prima e tutto è successo nella mezz’ora successiva. Com’era Federico? Una persona squisita. Qualche giorno fa ho perso Vittorio D’Errico, un altro grande amico, adesso questa nuova disgrazia».
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