L'allarme Coronavirus galoppa in provincia di Pesaro: è la quinta d'Italia per contagiati rispetto alla popolazione

L'allarme Coronavirus galoppa in provincia di Pesaro: è la quinta d'Italia per contagiati rispetto alla popolazione
L'allarme Coronavirus galoppa in provincia di Pesaro: è la quinta d'Italia per contagiati rispetto alla popolazione
di Lorenzo Furlani
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Lunedì 16 Marzo 2020, 10:03 - Ultimo aggiornamento: 10:11

PESARO - Una strage continua, un vero bollettino di guerra; la guerra che si combatte con il camice bianco, la mascherina e i guanti negli ospedali della prima linea contro il Covid-19 e che uccide in particolare, ma non solo, anziani con malattie croniche. Ieri nelle Marche le vittime sono state 12 per un totale di 58; in base all'ultimo rapporto della Protezione civile nazionale, con un contagiato ogni 1.343 abitanti, questa è la seconda regione italiana dopo la Lombardia per esposizione al Coronavirus in rapporto alla popolazione (scavalcata l'Emilia Romagna) e quarta per dati totali con 1.133 casi positivi (dopo anche Emilia Romagna e Veneto).



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Il costo più alto di questa pandemia lo sopporta la provincia di Pesaro Urbino, che con 712 contagiati e 49 deceduti fa registrare nella regione il 63% dei casi positivi e addirittura l'84% delle vittime. Un'espansione allarmante che nella cruda classifica nazionale del Coronavirus vede avanzare il territorio fino al quinto posto su 110 province con un caso positivo ogni 504 residenti, dopo Lodi, che con la sua cintura di comuni del primo focolaio mantiene lo sventurato primato della penetrazione reale del virus (un contagiato ogni 174 abitanti), Cremona (1 ogni 200), Piacenza (283) e Bergamo (326). Con gli ultimi tamponi eseguiti, è stata sopravanzata la provincia di Brescia, che conta un caso positivo ogni 511 residenti.
 
E nella provincia particolarmente colpita è la città di Pesaro dove erano domiciliari ben 27 delle 58 vittime marchigiane, oltre il 46%. Secondo la comunicazione di ieri del Gruppo operativo regionale emergenza sanitaria si sono aggiunti alla lista quattro anziani (due uomini e due donne), di età compresa tra 82 e 97 anni, che erano ricoverati nei vari reparti dell'azienda ospedaliera Marche Nord tra i presidi di Pesaro e Fano. Erano domiciliati in provincia anche un 86enne di Colbordolo, un 93enne di Gradara, un fanese di 81 anni, una 80enne ugualmente di Fano e un 85enne di Urbino.
La provincia, come la regione, fino al 25 febbraio (quattro giorni dopo la diagnosi del paziente 1 di Codogno) non contava alcun caso di infezione, tanto che aveva meritato la ribalta nazionale il braccio di ferro tra il governatore Ceriscioli, che voleva chiudere subito le scuole, e il premier Conte, che l'aveva stoppato, salvo poi dover adottare per 14 province, tra cui quella di Pesaro Urbino, insieme alla Lombardia, e un paio di giorni dopo per tutto il Paese misure draconiane per contenere l'espansione del virus. Evidentemente c'era un focolaio derivato che allora già covava e la cui origine, una volta terminata l'emergenza, sarà interessante tracciare sul piano epidemiologico. Perché territorialmente c'è una cesura netta tra il nucleo più esposto delle province lombarde ed emiliane e questo lembo delle Marche al confine con la Romagna.
Per la regione, dove ancora non si registra alcuna guarigione, il dato meno grave rispetto ai territori più colpiti dal Coronavirus riguarda la mortalità rispetto ai contagiati noti, che è pari al 4%, in linea con quella nazionale (4,4%) e ben lontana dal tasso di Lombardia ed Emilia Romagna, che ha toccato il 9,1%.
Lorenzo Furlani
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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