Alta tensione a Urbino. «Qui gli assembramenti si rischiano in reparto»

Alta tensione a Urbino .«Qui gli assembramenti si rischiano in reparto»
Alta tensione a Urbino .«Qui gli assembramenti si rischiano in reparto»
di Gianluca Murgia
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Domenica 10 Maggio 2020, 11:55

URBINO  - Reparti blindati a Pesaro, visitatori esterni ammessi con una autodichiarazione all’interno dell’ospedale di Urbino. Maglie ritenute troppo larghe e pericolose da diversi pazienti e da buona parte dello staff sanitario che, solo lo scorso 18 aprile, per parola del direttore sanitario Cani contava «80 infetti tra medici, infermieri e Oss». Un record negativo, una ferita ancora viva che oggi, di fronte a visitatori senza tamponi, con il rischio di incappare anche in potenziali asintomatici, sta rimettendo operatori e sindacati sul piede di guerra. Le precisazioni contenute nella delibera interna dell’8 maggio - a cura della direzione medica, indirizzata ai direttori e coordinatori di tutte le Unità operative del presidio unico Urbino-Pergola - hanno in parte rafforzato le linee della precedente comunicazione, datata 28 aprile, ma all’interno dei reparti, di fatto, resta permesso l’ingresso a diversi visitatori: uno per ciascun paziente, con il medico di turno che potrà inibirne la presenza “in caso di condizioni particolari”. 

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Nel contestato documento, dove si rimarcano precauzioni ormai ovvie soprattutto per un ospedale (l’ospite - si legge - dovrà indossare la mascherina, stare a distanza e lavarsi di frequente le mani), si spiega che l’ingresso dovrà «avvenire tramite prenotazione, in modo da garantire uno scaglionamento in fasce orarie determinate per evitare affollamenti». Nel dettaglio: per Chirurgia, Ortopedia, Medicina, Cardiologia, Ostetricia/Ginecologia sono previste tre fasce orarie, per Pediatria è assicurata la presenza continuativa di un genitore mentre per Rianimazione si procede con 4 ingressi al giorno tra le 13 e le 19. Queste misure hanno messo in allarme il personale sanitario che, nelle ultime ore, ha paventato «diverse ipotesi di azioni di tutela».

Esempi concreti: Ortopedia e Chirurgia, oggi accorpate, hanno in totale 29 ricoverati, rispettivamente 14 e 15. Ciascuno può contare su un visitatore a testa. A questi si sommano 4 infermieri e 4 operatori del personale sanitario. Poi ci sono i relativi medici più due primari e l’eventuale personale di supporto e consulenti. Troppa gente insieme. «Insomma, un potenziale e rischioso assembramento di decine e decine di persone. Ciò che è vietato all’esterno, qui si fa?» si domandano alcuni operatori sanitari. E questo considerando la delicatezza che comporta già mettere a stretto contatto i degenti operati di due reparti diversi come Chirurgia e Ortopedia (che in gergo è ritenuto reparto “pulito”). 


Un malumore che non ha esentato gli stessi pazienti o potenziali tali, come accaduto l’altro giorno quando, per un intervento programmato dallo scorso ottobre in Ortopedia, un utente urbinate si è sentito consigliare «di temporeggiare l’operazione» o di rivolgersi «a un’altra struttura». Lo stesso paziente, per la cronaca, ha raccontato di aver «poi chiamato Villa Montefeltro». La chiusura, dopo pochi giorni, del “reparto filtro” a detta dello stesso personale sanitario espone l’ospedale, ad ogni ricovero, a possibili rischi. In questo quadro va aggiunta infine la Chirurgia di Pergola, che non opera da tre mesi.

Prima della Pandemia aveva 6 posti all’interno del reparto della Chirurgia ducale. Il primario Francesco Gammarota sta vedendo emigrare i propri pazienti in due direzioni: Fabriano e la sanità umbra. Chi gli cederà i posti mancanti? Il dottor Mulazzani di Ortopedia o il professor Cicetti del dipartimento chirurgico? 

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