Maxi discarica, il contratto da 25 milioni di Multiservizi con la società di San Marino: ecco i 4 punti che scottano

Maxi discarica, il contratto da 25 milioni di Marche Multiservizi con la società di San Marino: ecco i 4 punti che scottano. La manifestazione nel sito di Riceci di Petriano
Maxi discarica, il contratto da 25 milioni di Marche Multiservizi con la società di San Marino: ecco i 4 punti che scottano. La manifestazione nel sito di Riceci di Petriano
di Lorenzo Furlani
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Venerdì 28 Luglio 2023, 03:25 - Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 14:58

PESARO - Il sito di Riceci è stato congelato ma il progetto della maxi discarica da 5 milioni di tonnellate di rifiuti speciali no e soprattutto, con la delibera di lunedì scorso del consiglio di amministrazione che chiede le manifestazioni di volontà dei Comuni soci per trovare un’ubicazione alternativa all’impianto, Marche Multiservizi ha confermato la partnership con l’azienda Ecoservizi di San Marino, socia in Aurora attualmente con il 60% di quote.

  
Il paradosso

Una conferma per certi aspetti paradossale perché il vantaggio competitivo della società Aurora di Rimini era proprio l’aver già opzionato i terreni agricoli per la discarica nella piccola valle di Petriano, a poco più di un chilometro dall’abitato di Gallo: terreni che ora l’azienda dei servizi pesarese vorrebbe abbandonare sulla spinta della forte protesta popolare e del dissenso della parte pubblica della proprietà (che è maggioritaria). Ma ormai Marche Multiservizi sarebbe vincolata dal contratto sottoscritto a fine 2022 dall’amministratore delegato Tiviroli, su mandato del cda, per acquisire da Ecoservizi in tre fasi la proprietà totale di Aurora al prezzo complessivo di 25 milioni di euro.

Un’operazione messa a punto dall’ad sulla base delle valutazioni di una serie di consulenti esterni, dirigenti del gruppo Hera e dirigenti aziendali. Non è dato di sapere se in questa qualificata filiera qualcuno abbia sollevato obiezioni o espresso perplessità. Ma la ricostruzione ex post dei fatti consente di individuare diversi aspetti deboli o anomali, riassumibili in almeno 4 punti critici, che scottano in questo luglio rovente per la vasta opposizione sociale e politica alla maxi discarica attiva anche dopo l’annuncio di lunedì.

Primo punto critico. In questa vicenda Marche Multiservizi, per il progetto e l’iter autorizzativo, si appoggia a un piccolo operatore di San Marino (appunto la srl Ecoservizi, nata appena 3 anni fa con un capitale di soli 25.500 euro) invece di agire con una propria società di scopo, come fatto per il biodigestore di Talacchio, avendo competenze e capacità ben maggiori, tanto più in sinergia con Hera.

La giustificazione

La giustificazione è che il 14 ottobre scorso è arrivata la proposta di collaborazione del partner privato che, oltre a disporre dei terreni, aveva già affidato la progettazione.

Se l’offerta non fosse stata accettata si sarebbe inserita un’altra azienda realizzando la discarica in casa della multiutility. Ma l’imprenditore coinvolto (Ambrogio Rossini) ha dichiarato di essere stato invitato (da qualche politico) a organizzare l’impresa (anche se ora dice di non ricordare le sue affermazioni perché ha 87 anni).

E il contratto sottoscritto, rivelato nei contenuti dall’inchiesta del Corriere Adriatico, ricalca per certi aspetti le sue parole sulla copertura delle spese e il risarcimento dei danni. Inoltre, un agricoltore di Riceci ha riferito che il primo a chiedergli la disponibilità a vendere la sua terra è stato un membro del cda di Mms (l’ex sindaco di Petriano Mazzoli, poi dimessosi): solo dopo sono arrivati i funzionari di Aurora.

Secondo punto critico. Nei fatti si è creata una bolla speculativa che per la sola fase strumentale iniziale trasferisce a un soggetto esterno 24,4 milioni di euro (al netto dell’aumento di capitale di Aurora per 600mila euro), parametrati ai ricavi previsti dalla discarica, con un grande plusvalore rispetto ai costi iniziali, che peraltro rimangono a carico della società che viene comprata. La leva è l’urgente esigenza di Mms di un business sostitutivo della discarica di Ca’ Asprete, che chiuderà nel 2027. Ma questa data era stata programmata nel 2017.

I conti in sicurezza

Terzo punto critico. Per il 40% di Aurora sono stati pagati a Ecoservizi 2,9 milioni di euro senza una clausola di garanzia nell’atto notarile per l’eventuale mancata autorizzazione dell’impianto. Quindi è come se Mms avesse assunto anche il rischio di impresa del partner. Nel consiglio comunale di Urbino l’ad Tiviroli ha detto che l’operazione discarica garantisce la multiutility e i Comuni soci; la certezza per ora è che ha messo in sicurezza i conti della società di San Marino, il cui utile è schizzato da 173mila euro a 2,3 milioni.


Quarto punto critico. Non c’è piena trasparenza su Ecoservizi. Dai vertici di Mms si apprende che la 90enne proprietaria, che deve riscuotere 21,5 milioni dalla multiutility per cedere il 60% di Aurora, sarebbe la moglie dell’imprenditore Rossini, con il quale ha costituito Aurora. La nonnina quindi agisce in proprio? Se attraverso di lei operasse il marito (e chiunque altro) tecnicamente sarebbe una prestanome, tanto più perché i coniugi hanno scelto il regime della separazione dei beni.

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