Ciclovia del Metauro, Seri accetta la nuova progettazione. Trovata l'intesa sul tracciato con la Regione

Trovata l'intesa tra il Comune di Fano e la Regione Marche per il tracciato della ciclovia del Metauro
Trovata l'intesa tra il Comune di Fano e la Regione Marche per il tracciato della ciclovia del Metauro
di Lorenzo Furlani
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Mercoledì 4 Agosto 2021, 09:00

FANO - Si sblocca l’impasse politico amministrativa sulla ciclovia del Metauro. Pur non condividendo la scelta di rinunciare al percorso sul sedime dell’ex ferrovia Fano-Urbino, l’amministrazione comunale ha comunicato alla Regione l’avallo dell’ultima proposta di tracciato, elaborata dai tecnici regionali dopo il confronto con l’assessorato guidato da Fabiola Tonelli, con il rilancio di alcune controproposte tecniche.

Via libera al progetto
È stato il sindaco a inviare una lettera alla Regione per il sostanziale via libera alla progettazione, che ripercorre in gran parte gli assi principali del piano degli itinerari ciclabili del Comune (approvato nel 2017 e ora da aggiornare), realizzando tra l’altro tutto il tratto di grande rilievo ambientale che attraversa il parco urbano del campo d’aviazione, con la soluzione - tra le due esaminate - di un ponte che scavalca via Papiria, canale Albani e superstrada per arrivare a Sant’Orso. In tutto 11 chilometri nel comune, più di un terzo dell’intera ciclovia di quasi 30 chilometri fino a Fossombrone, già finanziata con 4,5 milioni di euro di fondi statali da impegnare per i lavori - pena la perdita - entro la fine del 2022.

«Non condividiamo la modifica del progetto originario - afferma il sindaco Massimo Seri - ma prendiamo atto della scelta compiuta da chi ha vinto le elezioni regionali. Collaboriamo per trovare la soluzione migliore perché in gioco ci sono risorse importanti per realizzare parte dei percorsi ciclabili pianificati nell’interesse della città e che altrimenti dovremmo costruire con risorse nostre».

Nella lettera il sindaco cita anche il dissenso sul cambio del progetto di molti cittadini, che gratifica ora aggiungendo che «domani, quando sarà possibile, potremo costruire la ciclovia lungo l’ex ferrovia anche come Comune». Salvo, ovviamente, che all’esito dello studio di fattibilità tecnico-economica in corso da parte di Rete Ferroviaria Italiana, sulla base alle nuove priorità trasportistiche e delle notevoli risorse liberate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, non si decida il ritorno del treno per Urbino.

Ecco qual è il percorso
L’assessore alla mobilità sostenibile Fabiola Tonelli entra nei dettagli del percorso. «Questa non sarà più la ciclovia turistica che sarebbe stata con un tracciato rettilineo lungo i binari - rileva Tonelli -.

La Regione ci obbliga a percorrere questa strada e noi ne approfittiamo per migliorare la rete urbana delle ciclabili. La ciclovia parte da viale Piceno, accanto all’ex ferrovia, l’inizio non è dei migliori, perciò abbiamo chiesto di migliorarlo. Il primo tratto costeggia la ferrovia fuori dal sedime, poi nella zona del mattatoio percorre l’itinerario ciclabile previsto nel parco urbano, di cui il Comune ora realizza un segmento, fino a via Papiria. Lì ci sono due opzioni. Noi abbiamo chiesto un ponte che oltrepassi la via, il canale e la superstrada fino a Sant’Orso, in via Soncino. L’alternativa è passare intorno alla grande rotatoria di Sant’Orso».

Soluzione sicura e bella
La prima opzione sarebbe più sicura e bella. «Poi si realizzerebbe la seconda parte della ciclabile di via Soncino - continua Tonelli - fino al sottopasso autostradale all’altezza del Codma. Questa è la parte più tortuosa, che non è tratta dal nostro piano e che vorremmo rivedere. Da lì il tracciato ricalca il nostro piano delle ciclabili, passando intorno alla rotatoria delle opere compensative, lato Codma, e alla futura rotatoria che dovrebbe sostituire il grande spartitraffico di Rosciano, passando davanti al cimitero fino alla rotatoria di Bellocchi. Girando a destra, la ciclovia tornerebbe a fiancheggiare la ferrovia fino al confine con il comune di Colli Metauro». Il sindaco chiede alla Regione anche di stimare gli espropri, precisando che il Comune non può farsi carico degli oneri.

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