Biodigestore: già comprati 12 ettari di terreni per 1,1 milioni. L'impianto in forse, il comitato: «Chi pagherà le spese?»

La sede pesarese di Marche Multiservizi
La sede pesarese di Marche Multiservizi
di Lorenzo Furlani
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Lunedì 4 Aprile 2022, 08:46

VALLEFOGLIA - L’associazione Diversamente non perde la battuta e replica immediatamente sulla sua pagina Facebook alla notizia che il digestore anaerobico da 105mila tonnellate di rifiuti all’anno, previsto a Talacchio, potrebbe non essere realizzato, nell’eventualità che non siano prorogati gli ecoincentivi. La società di scopo di Marche Multiservizi, infatti, non riuscirà a rispettare la scadenza di fine anno della messa in rete del metano prevista dal governo per erogare i contributi economici a questa lavorazione di rifiuti organici e biomasse vegetali.

«Non c’è programmazione»
«Senza ecoincentivi il progetto non risulta conveniente - si legge nel post pubblicato ieri mattina da Diversamente -. Questa è un’ulteriore conferma di quanto sosteniamo da tempo: non c’è nessuna programmazione ma solo l’ennesima corsa a utili facili».

Lo scenario è stato rappresentato giovedì scorso dall’amministratore delegato di Marche Multiservizi, Mauro Tiviroli, a sindaci o assessori di Vallefoglia, Tavullia, Montelabbate, Mombaroccio e Gabicce Mare. La speranza espressa dal manager è che venga concessa una proroga degli ecoincentivi fino al 31 dicembre 2023.

L’azione di lobbying
Confindustria aveva svolto un’azione di lobbying per ottenere il rinnovo degli aiuti sul prezzo del metano per 3 anni e mezzo ma il Ministero della transizione ecologica ha investito su un’altra linea: il finanziamento degli impianti realizzati dalle autorità pubbliche, fino a 40 milioni di euro l’uno. La proroga di un anno corrisponderebbe a quella concessa per altre scadenze, come l’impiego dei fondi per le infrastrutture, per i ritardi delle procedure causati dalla pandemia.

Dai Comuni non sono arrivate reazioni; la prospettiva che il progetto venga abortito dopo due anni di battage promozionale spiazza soprattutto chi si batte contro la sua realizzazione, avendo raccolto oltre 5.000 firme di cittadini e prodotto una mole di studi e documentazione.

«Noi sosteniamo da sempre che il progetto non è valido per il miglioramento della qualità ambientale della gestione dei rifiuti - afferma il presidente di Diversamente, Andrea Torcoletti -, diciamo anche che questa non è vera economia circolare e che la procedura è illegittima.

Ma a questo punto, se non si vuole che gli alti costi del biodigestore privo di ecoincentivi gravino sulle tariffe dei cittadini, come ha dichiarato l'amministratore delegato di Marche Multiservizi, la domanda nasce spontanea: i costi sostenuti finora chi li pagherebbe?».

Le domande a Tiviroli
«Non graverebbero sulle tariffe dei cittadini? Se non c’è la certezza, come è stato detto, di realizzare l’impianto - insiste Torcoletti - perché il 15 dicembre scorso sono stati acquisiti a titolo definitivo i 12 ettari di terreno, ora agricoli, a Talacchio su cui costruire la struttura, pagandoli 1 milione e 100mila euro? A Tiviroli vorrei chiedere chi sosterrà quella e le altre spese, come il progetto dell'impianto per il trattamento meccanico biologico dei rifiuti, di cui era stato avviato in Provincia l’iter autorizzativo e che non è più previsto dal piano di ambito».

«Aiuti scaricati sulle tariffe»
Sugli oneri scaricati sulle tariffe pagate dai cittadini interviene Francesco Girardi, manager di Asa, l’azienda speciale ambiente di Tivoli.

«Gli incentivi in scadenza sono comunque pagati con le bollette (energetiche) dei cittadini - precisa in un commento al post Girardi, che è il consulente tecnico ambientale di Diversamente -: non capisco perché una concessione della proroga di tali incentivi di un anno non inciderebbe poi sulle tasche dei cittadini? Inoltre, anche le bollette Tari sarebbero comunque gravate dei costi di gestione e smaltimento dei digestati prodotti soprattutto dal trattamento di rifiuti non urbani ma industriali negli impianti (si gestirebbero a Talacchio 21 specie di rifiuti, ndr). Se davvero si fosse trattato di impianti efficienti e tecnologie a impatto ambientale nullo, come gli impianti di compostaggio, non sarebbero stati necessari incentivi energetici e incrementi delle bollette Enel e Tari. Ripensarci e cambiare progetto - conclude Girardi - ora prima che sia troppo tardi».

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