Maxi discarica, le affermazioni choc del sindaco Gambini: «Il nostro no vale poco più di zero, giusta la scelta del cda di Marche Multiservizi»

Maxi discarica, le affermazioni choc del sindaco Gambini: «Il nostro no vale zero, giusta la scelta del cda di Marche Multiservizi»
Maxi discarica, le affermazioni choc del sindaco Gambini: «Il nostro no vale zero, giusta la scelta del cda di Marche Multiservizi»
di Lorenzo Furlani
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Venerdì 21 Luglio 2023, 03:10 - Ultimo aggiornamento: 11:43

URBINO - «Siamo onesti: in questo consiglio abbiamo espresso la nostra contrarietà alla discarica di Riceci che vale poco più di zero. Inoltre, la scelta di entrare nella società privata, fatta in scienza e coscienza dai consiglieri di amministrazione di Marche Multiservizi, è giusta».

Sono le frasi choc pronunciate dal sindaco Maurizio Gambini nel consiglio comunale di Urbino, chiudendo mercoledì il dibattito dopo l’audizione di amministratori e tecnici di Marche Multiservizi sull’impianto di 5 milioni di metri cubi di rifiuti speciali progettato nella vallecola di Petriano, in vista di Urbino.

L’occasione persa

Un’occasione persa riguardo al confronto aziendale in atto e alle possibili novità conseguenti all’indirizzo chiesto dalla parte pubblica maggioritaria di Marche Multiservizi, dopo la sconfessione del progetto nell’ultima assembla dei soci da parte del sindaco di Pesaro, che ha sollecitato un piano B.

Gan parte del tempo è stato assorbito dall’illustrazione dell’impianto a un’assemblea istituzionale che aveva già votato all’unanimità il no alla maxi discarica. Hanno suscitato sorpresa e disorientamento, perciò, le affermazioni del sindaco Gambini sostanzialmente contraddittorie con la rivendicazione nello stesso discorso del suo voto contrario all’impianto,«per l’impatto ambientale che ha su Urbino», espresso nella seduta del consiglio del 6 giugno scorso, evidentemente per ragioni di opportunità politica visto che tutta la sua maggioranza di centrodestra è convintamente schierata contro questo progetto.

In particolare, Maurizio Gambini, esaltando le capacità dell’amministratore delegato Mauro Tiviroli e il ruolo storico dell’azienda nel territorio, ha infarcito il suo intervento di considerazioni quantomeno discutibili, se non proprio arbitrarie, su una questione delicatissima sui piani ambientale, normativo, amministrativo e finanziario.

La politica degli utili

Confermando l’idiosincrasia non tanto alle critiche quanto semplicemente alla citazione della politica degli utili di Mms, Gambini, che ha rivendicato l’accordo di programma con cui si è consentito all’azienda di fare cassa con i rifiuti industriali accorciando di 16 anni la vita potenziale della discarica per rifiuti urbani di Tavullia, ha detto che «su 12/13 milioni di utili all’anno, 6/7 milioni vengono reinvestiti nella manutenzione degli impianti territoriali».

Quindi il 50% e oltre.

In realtà, Mache Multiservizi, che si è notevolmente patrimonializzata negli ultimi 20 anni aumentando la sua capacità di investimento, solitamente distribuisce in dividendi circa i 2/3 degli utili, destinando a riserva di capitale il rimanente terzo.

Per il 2022 a riserva sono finiti 6,5 milioni perché gli utili sono saliti a 15 milioni di euro (quindi il 42,6%) ma da diversi anni, oltre agli enti pubblici per le cifre citate da Gambini, il partner privato Hera riscuote da Mms, come se fosse un bancomat, 4,1 milioni di euro in dividendi. Se Hera con il nuovo presidente Fabbri rinuncerà il prossimo anno ai dividendi, come ha anticipato Gambini, sarà una novità.

Informazioni negate ai sindaci

Inoltre il sindaco ha definito giusta (più volte) e congrua l’operazione di acquisto dell’azienda Aurora che ha opzionato i terreni ed elaborato il progetto di Riceci.

Decisione che ha portato Mms a versare per il 40% alla società Ecoservizi 2,9 milioni di euro prima del rilascio dell’autorizzazione (quindi i costi del privato sarebbero coperti ad abundantiam anche se il progetto fosse bocciato dagli uffici della Provincia).

In più, ha affermato che i sindaci hanno ratificato questa scelta approvando il bilancio, dove sono riportate solo informazioni imprecise sull’acquisto del 40% mentre neanche con la richiesta di accesso agli atti vengono comunicate ai sindaci le notizie mancanti sull’acquisizione del restante 60%. Infine, Gambini ha ribadito che il cda ha operato bene e la soluzione alternativa va trovata interagendo con Hera dai soci, i quali possono anche ratificare la scelta.

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