Cuore, amore e tutto il resto. Scrivete a Molto@ilmessaggero.it: Michela Andreozzi, attrice, regista e sceneggiatrice, risponde alle vostre lettere su Moltodonna.
LA LETTERA
Dire che ci sono rimasta male è dire poco. Sono incredula e furiosa. Ma ti pare? Amiche, amiche, amiche un corno. E tutti quei biglietti di auguri snocciolati per anni e anni: sorelle per la vita.
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LA RISPOSTA
L'amore è un patto tra due persone che qualche volta però, porta la firma di uno solo. Quello che spesso ha più bisogno di rassicurazioni, di certezze, cioè: chi parte. Come i marinai delle canzoni di una volta, la cui leggendaria incapacità di mantenere le promesse era pari al desiderio di ritrovare tutto immutato, al rientro. Non sempre accadeva. Gli uomini andavano, le donne aspettavano. Ma qualche volta cambiavano. E quando gli uomini tornavano trovavano nuovi occhi, nuove abitudini, qualche volta nuovi figli. Oggi che a partire non sono solo i marinai, c’è chi va e ha tutto il diritto di andare, e chi resta perché magari non può fare altrimenti e ha tutto il diritto di restare. Non c’è una scelta giusta o sbagliata, come dice il saggio, la realtà è neutra, siamo noi che le diamo un senso. Non ricordo in quale film uno dei personaggi diceva: quando si parte, qualcosa inizia e qualcosa finisce. Mi dispiace per il tuo cuore spezzato ma ti invito a riflettere sui cuori che involontariamente spezziamo: andandocene, progettando in solitaria, promettendo cose difficili da mantenere. Che va tutto bene, ed è tutto giusto, ed è tutto in buona fede. Ma se ci illudiamo che durante la nostra assenza la vita si fermi, aspettandoci, allora c’è qualcosa nella nostra considerazione del tempo e della vita che va approfondita. Per chiarezza, io credo che i rapporti possano funzionare in qualsiasi forma, purché ci sia reciprocità. Funzionano a distanza, a intermittenza, aperti, chiusi, con regole o senza regole. Purché ci sia reciprocità. Se uno va, contento di andare, e l’altro resta, scontento di restare, qualcosa si rompe nel patto di una coppia. Credo che tu abbia sottovalutato la tua decisione di intraprendere una avventura lavorativa all’estero: il viaggio, per sua natura, è rivoluzionario. Ed è possibile che maturando esperienze diverse nascano desideri diversi, orizzonti diversi e si compiano destini diversi. E vale ancora di più se chi va, uomo o donna non importa, finisce per realizzare la sua vita in modo più appagante di chi resta, che a volte, come scrivi, si arrabatta. E così la distanza geografica diventa una distanza metaforica. E quella non si colma. Ma tu un po’ lo sapevi. E infatti sei più dispiaciuta per la ferita che ti hanno inferto le tue amiche. Ti capisco. Balzac scriveva: «Ciò che rende le amicizie indissolubili è un sentimento che manca all’amore: la sicurezza». Forse questo ti è mancato. La sicurezza dei biglietti di auguri, della sintonia, delle serate alcoliche da ragazzacce - che non sei più - dei pianti condivisi. Io credo, semplicemente, che le tue amiche abbiano continuato a vivere la vita di chi resta, così come il tuo ex compagno. E che forse, sì, abbiano un po’ preso le parti di chi, tra voi, si è mostrato alla fine più vulnerabile e solo. Tu non sei sola. Hai progetti, il coraggio di cambiare e la possibilità di reinventare tutto da capo. Amore e amicizia comprese. Auguri. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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