ANCONA «Questa operazione dimostra che la nostra attenta vigilanza è efficace per individuare e fermare chi si approfitta della disponibilità dello Stato», commenta il prefetto di Ancona, Darco Pellos. Il potere dei controlli. Mirati, costanti. Uno scudo contro i furbetti dell’accoglienza, mine vaganti in un sistema che con grandissimi sforzi si tiene in piedi per garantire un’assistenza dignitosa a chi scappa da guerre, carestie, persecuzioni e vede nell’Italia una salvezza. Eppure, dalle carte dell’inchiesta emerge che la società cooperativa che doveva prendersi cura dei richiedenti asilo non ne aveva rispetto.
Gli strumenti
Le case che agli occhi di ragazzi sfuggiti alla povertà estrema oggi sembrano un lusso, in realtà vengono descritte dagli inquirenti come stamberghe, o poco più. Finestre sbarrate, guano sui davanzali, lavatrici non funzionanti (e mai riparate, cosicché tocca lavare i vestiti a mano), bagni fatiscenti, sporcizia dappertutto. Insomma, stando agli investigatori, ai migranti assistiti dalla cooperativa sociale finita sotto la lente d’ingrandimento della polizia veniva riservato un trattamento tutt’altro che dignitoso. «Conoscevamo il problema da tempo e infatti avevamo commissariato la società - spiega il prefetto Pellos -.
«Sorpreso? No, amareggiato»
Pellos non si dice sorpreso, semmai amareggiato. «Sono episodi che purtroppo si verificano - spiega il prefetto -, anche se nel nostro territorio per fortuna si tratta di un caso isolato. I controlli mirati che mettiamo in campo, nei limiti delle nostre possibilità, con gli strumenti che abbiamo a disposizione e in collaborazione con le forze dell’ordine, sono sufficienti a garantire un adeguato servizio di vigilanza contro chi pensa di approfittarsi della disponibilità dello Stato ed è giusto che venga individuato ed espulso dal sistema dell’accoglienza». A seguito dei controlli effettuati dal nucleo ispettivo della Prefettura (composto da dirigenti, rappresentanti degli assistenti sociali e del Servizio contabilità) contestualmente a quelli della Squadra Mobile, sono emerse inadempienze che hanno determinato il commissariamento della cooperativa umbra L’Aurora: i migranti che gestiva ora sono in carico a due dirigenti dell’Asp (Agenzia Servizi per le Persone) di Jesi, che hanno presenziato alle operazioni di sequestro dei 5 immobili ad Ancona, garantendo dunque la necessaria continuità assistenziale.
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