Sciopero del pesce, San Benedetto si ferma dopo una notte di tensione con le marinerie del sud. Ancona è divisa

Lo sbarco dei pescatori sambenedettesi tra le forze dell'ordine
Lo sbarco dei pescatori sambenedettesi tra le forze dell'ordine
di Emidio Lattanzi
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Mercoledì 8 Giugno 2022, 07:00

ANCONA - Ancona è divisa, San Benedetto si ferma. Fano chiama a raccolta tutti gli altri porti per marciare, uniti, su palazzo Raffaello e sul Ministero. La settimana che doveva coincidere con un piccolo ritorno alla normalità per la pesca marchigiana è invece iniziata con una serie di situazioni che sono andate a sconvolgere i piani di molti addetti ai lavori. Il capovolgimento di fronte principale lo si è avuto a San Benedetto con i pescatori che, di rientro dall’Adriatico, hanno trovato ad attenderli i loro colleghi dei porti abruzzesi e pugliesi che, circondati da un cordone di sicurezza composto da polizia, carabinieri e militari della Capitaneria di porto, hanno convinto i marittimi a ormeggiare le barche, spegnere i motori e riprendere lo sciopero.

Il problema
Almeno fino al fine settimana quando i rappresentanti delle marinerie marchigiane torneranno a riunirsi per decidere cosa fare in futuro.

L’asta, tra l’altro, era anche andata bene dal punto di vista dei pescatori, con prezzi alti e buoni guadagni. Il presente, per il momento, vede una costa tornata quasi del tutto compatta nel mantenere ferme le flotte e alla protesta dei marittimi potrebbe aggiungersi quella degli agricoltori, stando almeno a quanto affermavano alcuni dei promotori dello sciopero nelle ultime ore. D’altra parte pesca ed agricoltura sono accomunate dal medesimo problema: il caro gasolio. Ma per quanto riguarda i porti delle Marche c’è ancora l’eccezione di Ancona. Il buon andamento dell’asta sembra aver spinto alcuni marittimi a voler tornare in mare. Ieri sera alcuni pescherecci hanno così ripreso il largo e non è escluso che questa notte qualcuno potrebbe tornare al porto di Ancona per mettere in scena la serata di tensione che si è vissuta ieri a San Benedetto. 


La divisione
«Siamo divisi - spiega il rappresentante della marineria anconetana, Apollinare Lazzari - c’è chi è disposto a fermarsi nuovamente ma alcuni vogliono continuare a pescare, almeno due giorni alla settimana. L’asta? Si, è andate bene ma non vuol dire nulla. Si tornava a pesca dopo due settimane che hanno visto il mercato sguarnito di pesce. Sarebbe stato strano se le cose non fossero andate bene. Ma è un dato che lascia il tempo che trova, considerate le premesse». A Civitanova, quartier generale di Francesco Caldaroni, il leader di questa protesta, non si muove foglia. Barche ferme e sciopero che continua a procedere a oltranza apparentemente senza la possibilità di alcun ripensamento. Resta immobile anche il porto di Fano dove, a differenza di Ancona e San Benedetto, i marittimi avevano deciso di proseguire nella protesta. E proprio da Fano, dal palazzo comunale, arriva l’appello a un’unione di intenti. Non è la marineria questa volta a parlare ma il sindaco Massimo Seri che ha invitato i suoi colleghi delle città costiere (Pesaro, Ancona, Civitanova e San Benedetto) a chiedere con una sola voce l’intervento di Governo e Regione per superare il problema del caro gasolio. «In uno stato di crisi economica e conseguente disagio sociale, un sindaco non può rimanere sordo alla richiesta di aiuto che proviene da questo settore. Diventa fondamentale intervenire con tempestività affinché si possa superare in fretta questo stato di empasse così penalizzante per il settore della pesca e per il territorio annesso». Da qui la richiesta: «Uniamoci per chiedere con forza l’intervento della Regione e del Governo, affinché si mettano in campo misure atte alla riduzione dei costi del carburante e del contenimento del caro-prezzi, prima che la crisi della pesca produca ulteriori danni che potrebbero estendersi a tutta la filiera»

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