Pescherecci due giorni in mare: un'uscita esplorativa ma continua la protesta contro il caro gasolio

Tonino Giardini, rappresentante del gruppo pesca di Fano
Tonino Giardini, rappresentante del gruppo pesca di Fano
di Massimo Foghetti
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Martedì 7 Giugno 2022, 08:10

FANO - Dopo una settimana di fermo volontario, sono tornati in mare la notte scorsa i pescherecci fanesi, lo hanno fatto dopo l’anticipazione delle marinerie di San Benedetto e Ancona.

Sarà comunque una battuta di pesca molto breve perché già domani gli equipaggi rientreranno in porto per riflettere su come portare avanti la protesta che li vede in primo piano chiedere sostegni contro un eccessivo aumento di prezzo del gasolio. Due sole giornate di attività, probabilmente ancora in rimessa, dato che al vertiginoso aumento delle spese si associa la concomitanza di un periodo, quello di giugno e luglio, considerato il meno pescoso dell’anno. 

Le esigenze sociali
Si tratta di un dato statistico consolidato negli anni, appena affrontabile in passato nel momento in cui le spese per il carburante erano sostenibili.

«Ora si effettueranno – ha evidenziato Tonino Giardini del gruppo pesca – due giorni esplorativi per poi fermarci di nuovo.

E’ un momento di azione e di riflessione in coordinamento anche con le altre marinerie, in quanto questa è una battaglia che non si può vincere da soli. Il Governo deve capire che il mondo della pesca sta compiendo grandi sacrifici e la fornitura del pesce locale al sistema agroalimentare della nazione costituisce una risorsa che ha valore sia dal punto di vista nutrizionale, che salutare che turistico. Siamo ancora in attesa di ricevere una risposta alle nostre richieste: la concessione del credito di imposta sull’aumento del gasolio per i prossimi 3 mesi, un contributo che andrebbe spalmato sulle aziende in base alla caratteristiche delle imbarcazioni e degli incentivi per investimenti sostenuti da contributi della Unione europea. Certo è – ha aggiunto Giardini – che se avessimo avuto degli ammortizzatori sociali come la Cisoa (cassa integrazione salariale operatori agricoli) che ha sostenuto il settore dell’agricoltura travagliato dal cattivo tempo e dai cambiamenti climatici, anche il settore della pesca avrebbe beneficiato di un salvagente per restare a galla».

Tra cattivo tempo, le riduzioni delle giornate di pesca, lo sciopero, il fermo pesca che nel mese di agosto tratterrà tutti i pescherecci che praticano la pesca a strascico e la volante all’ancora, in pratica le aziende lavorano dai 130 ai 150 giorni all’anno per provare a fare reddito per 365; un’impresa sempre più difficile. Riesce a barcamenarsi a malapena in questo mare di difficoltà la piccola pesca perché non dovendo oltrepassare le 3 miglia dalla costa ha un consumo di gasolio ridotto e perché spesso l’equipaggio della barca è costituito dal solo proprietario che pratica la sua attività con i retini. 

Il pesce d’importazione
Ciò che si porta al mercato è poca cosa: un po’ di sogliole, un po’ di canocchie, qualche gallinella; un quantitativo che non soddisfa il mercato, al quale pone rimedio il pesce di importazione. In questi giorni si è parlato molto di cantieristica, e di porto come ambiente di importanza turistica, forse trascurando il vero problema della marineria locale: quello della sopravvivenza della pesca, salvo un domani accorgersi che il numero delle barche sarà calato in maniera irrecuperabile.

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