​Saltamartini incontra i medici di base: case di comunità, distretti e ospedali di territorio. L’obiezione di Valeri (Snami): «Ma a Pesaro come si fa?»

Saltamartini incontra i medici di base: case di comunità, distretti e ospedali di territorio. L’obiezione di Valeri (Snami): «Ma a Pesaro come si fa?»
​Saltamartini incontra i medici di base: case di comunità, distretti e ospedali di territorio. L’obiezione di Valeri (Snami): «Ma a Pesaro come si fa?»
di Maria Cristina Benedetti
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Lunedì 25 Ottobre 2021, 03:15 - Ultimo aggiornamento: 26 Ottobre, 10:00

ANCONA - Il manifesto “ecco la sanità che sarà” Filippo Saltamartini lo srotola durante il confronto con i medici di medicina generale. Due, i punti imprescindibili che, venerdì scorso, l’assessore regionale alla Sanità ha fissato: molto territorio e tanta digitalizzazione. «Per superare un’arretratezza cronica» è il principio che sottende alla sua costruzione.

I passaggi-chiave sui quali declina le linee guida del nuovo piano socio-sanitario tracciano un perimetro suggerito, con la voce chiara e forte dell’emergenza, dalla pandemia. Il “nulla sarà più come prima” tra corsie e camici bianchi è filo spinato, piazzato per schivare i colpi del Covid. Le anticipazioni di Saltamartini vorrebbero essere la spallata finale per rimodulare il teorema della salute pubblica. Non più riduzioni dell’assistenza nel territorio e nelle realtà periferiche. Una convinzione, la sua, che passa attraverso la creazione delle case e degli ospedali di comunità. Immagina, l’assessore, strutture fisiche in cui si progetteranno le attività di team multidisciplinari con medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialistici, infermieri, assistenti sociali.

Il modello è quello degli Hub, ovvero le case della salute, e degli Spoke, strutture localizzate sul territorio come gli studi professionali di oggi. Un passo ancora: la casa di comunità raccoglierebbe i servizi dei Distretti sanitari, con l’eventuale disponibilità, a rotazione un giorno a settimana, dei medici di base. Questi luoghi andrebbero arricchiti di macchinari, tecnologie, strumentazione, soprattutto di telemedicina e di personale di studio. La condizione necessaria e sufficiente per mettere a terra l’idea sono gli investimenti. La linfa del ragionamento.


L’orizzonte 
Sullo sfondo, e neppure troppo in là, s’intravedono le potenzialità offerte dalle risorse del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un orizzonte che pare non essere uguale per tutti. «Un obiettivo - sottolinea Fabrizio Valeri - che sembra lontano e difficilmente raggiungibile nelle aree interne della provincia di Pesaro-Urbino». Il presidente regionale dello Snami, sigla che si scioglie in Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, mette in conto la vastità di quel territorio e l’asprezza della sua morfologia. Come dire: le nuove formule d’innovazione della sanità potrebbero non superare la prova rete&capillarità, infrangendosi magari su antiche barriere geografiche. Nel manifesto Saltamartini, tuttavia, non tralascia l’urgenza del momento: la carenza dei medici di medicina generale. Una preoccupazione che converte in numeri. Amari come il fiele. Cento sono quelli che andranno in pensione a breve; nel 2026 diventeranno 220, per effetto del mancato turnover. Tra le soluzioni proposte per non far saltare il suo piano, l’assessore punta tutto sul capitolo della formazione. Argomenta: «Il miglior modo per valorizzare il loro ruolo, quali liberi professionisti convenzionati con il sistema sanitario nazionale, è affrontare i problemi che riducono le potenzialità della professione e impoveriscono l’assistenza territoriale». Ripassa ancora il suo manifesto. «Ecco la sanità che sarà».

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