Saltamartini: «Ogni giorno la verifica sulle liste d’attesa. Basta dover richiamare più volte per la prestazione». Ecco cosa ha in mente l'assessore

L'assessore Filippo Saltamartini
L'assessore Filippo Saltamartini
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Mercoledì 4 Maggio 2022, 02:10 - Ultimo aggiornamento: 16:23

ANCONA - Usciti dalla stato d’emergenza pandemico, si entra nel tunnel delle liste d’attesa. È questo il tema dei temi che impegnerà il mondo della sanità nel breve e medio periodo: un’agenda a tappe forzate che dovrà recuperare la frenata degli ultimi due anni, causa dello slittamento di molte prestazioni, visite cardiologiche, pneumologiche e dermatologiche in primis. Nel monitoraggio condotto nell’ultimo mese, infatti, emerge come lo scarto mensile indicativo tra domanda ed offerta per una visita cardiologica, per esempio, sia di –1578, per le prestazioni legate al colon di –1423, per la visita pneumologica di – 1015 e per la risonanza magnetica dell’encefalo di –889. Va poco meglio per le visite neurologiche, dove lo scarto è di –478 e per la visita chirurgica, dove siamo a –107. 

 
L’offerta
Ovviamente, non è detto che si tratti di tutte domande inevase e che quindi contribuiscono ad allungare le liste di attesa: per esempio, potrebbero essersi nel frattempo dirottate sul privato. Ma in ogni caso, è evidente che l’offerta vada ampliata per recuperare il delta. In attivo, invece, prestazioni quali la visita oncologia (+6) e l’rx mammografico (+57), la visita riabilitativa (+250).


L’input
«Abbiamo iniziato a lavorarci a settembre», fa sapere l’assessore competente Filippo Saltamartini, illustrando il Piano operativo regionale per il recupero delle liste d’attesa, che stanzia quasi 13 milioni di risorse statali, in aggiunta a quelle ordinarie. «Si parte non da un generico progetto di eliminazione delle liste d’attesa, ma da un rapporto tra la domanda e l’offerta: ogni struttura sanitaria o azienda ospedaliera dovrà valutare la propria organizzazione in base alle domande. È stato individuato, su mia indicazione, un dirigente per ogni Area vasta che sarà chiamato a verificare giorno per giorno (e non su base mensile, come inizialmente mi era stato proposto) le domande di prestazioni pervenute e quelle non soddisfatte che dovranno essere prese in carico.

E saranno le aziende a richiamare. Se occorrono prestazioni aggiuntive o l’aumento del personale in un certo reparto per garantire le liste d’attesa, deve essere fatto». Nel Piano esecutivo dovranno anche essere indicate le prestazioni che il servizio non riesce a garantire e che verranno trasmesse alle aziende private accreditate. Ma in cantiere cè anche il nuovo Piano socio-sanitario e la riforma della legge 13, che punta ad azzerare l’Asur, creando quattro aziende a perimetro provinciale: nel Pesarese, il riferimento sarà Marche Nord, mentre nell’Anconetano, resteranno anche le aziende ospedaliere di Torrette ed Inrca (l’assessore ha inoltre assicurato che non è previsto un accorpamento tra Fermo ed Ascoli). 

«La legge 13, nella sua bozza preliminare, è stata inviata ai tecnici della Regione - sottolinea l’assessore Saltamartini - dovremo fare un ulteriore approfondimento sul tema della redistribuzione delle risorse, tenuto conto del fatto che ci sono aree svantaggiate e vanno adottate misure per compensare i disallineamenti dei servizi a livello territoriale. Il provvedimento va poi portato all’approvazione della giunta, delle commissioni e del Consiglio. Dovremo anche confrontarci con i sindaci, i sindacati ed i lavoratori». 


I tempi
Come tempistiche, sia Piano socio-sanitario che modifica della legge 13 dovrebbero essere approvati entro l’estate. In un quadro che guarda già al post pandemia, che fine farà il Covid Hospital di Civitanova, realizzato nel 2020 da Guido Bertolaso, su incarico dell’allora governatore Luca Ceriscioli? «Resta una riserva strategica – premette Saltamartini –, ma se nei prossimi mesi non avremo un ulteriore incremento della patologia, tutti i macchinari saranno spostati all’interno degli ospedali. L’utilizzo di questa struttura ci ha fatto comprendere che la sottrazione di specialisti (anestesisti, pneumologia etc.) dagli ospedali ha bloccato la continuità terapeutica di molte prestazioni».


© RIPRODUZIONE RISERVATA

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