Voli, smartphone e lettere ai raggi X. Odissea per Mosca, gli imprenditori calzaturieri marchigiani da oggi alla fiera Obuv in Russia

La fiera della calzatura di Mosca in una foto d'archivio
La fiera della calzatura di Mosca in una foto d'archivio
di Massimiliano Viti
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Martedì 26 Aprile 2022, 02:20 - Ultimo aggiornamento: 27 Aprile, 08:15

ANCONA - Sono atterrati in Russia, con un volo via Serbia, e hanno dovuto attendere 3 ore all’aeroporto di Mosca prima che i funzionari della dogana russa terminassero i minuziosi controlli. E dopo aver spulciato i documenti di tutto il gruppo dei 31 imprenditori marchigiani, arrivati nella capitale russa per partecipare all’appuntamento fieristico Obuv Mir Kohzi che prende il via oggi, i solerti funzionari hanno finalmente autorizzato l’ingresso nel paese che il 24 febbraio ha invaso l’Ucraina. 

 
Le verifiche
«Mi hanno detto che uno dei documenti esibiti era falso.

Ho risposto loro che era lo stesso con cui ero entrato a Mosca nello scorso ottobre. Non capivano come era possibile esibire una lettera di invito in Russia nei confronti di un cittadino di un paese ostile» racconta uno degli imprenditori che preferisce restare anonimo per evitare ulteriori problemi per il viaggio di ritorno. «Infine i doganieri hanno voluto sapere con precisione quale sarebbe stato il volo di ritorno. Hanno voluto lo smartphone e temo che ogni collega abbia il telefono sotto controllo» conclude il calzaturiere marchigiano che racconta di Mosca come una città apparentemente tranquilla, con un clima normale. 


Le attese
Ieri gli imprenditori della calzatura e della pelletteria che hanno sfidato le sanzioni dell’Europa per poter vendere i propri prodotti e salvare aziende e posti di lavoro hanno preparato gli stand del salone fieristico. Da oggi, fino a venerdì, raccoglieranno gli ordini, con la speranza che si possa trovare una soluzione (o una strada alternativa) alle difficoltà di incassare i soldi dalla Russia.

Gli imprenditori del distretto calzaturiero, sia quelli presenti a Mosca e sia quelli che sono rimasti a casa, sono delusi dal comportamento delle istituzioni. «Non si rendono conto della gravità della situazione» afferma Gianfranco Butteri titolare dell’omonimo calzaturificio di Montegranaro.

«Dopo i primi giorni successivi all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia si sono spenti i riflettori sul nostro territorio e sulla situazione che stiamo vivendo. Nessuna azione concreta è stata fatta. Siamo soli» ribadisce Lorenzo Salvatelli della pelletteria Carlo Salvatelli, sempre di Montegranaro. Il pensiero trova unanime consenso tra chi cerca con le unghie e con i denti di far sopravvivere le proprie imprese. Il comparto della pelletteria, seppur con volumi decisamente inferiori, vive lo stesso incubo della calzatura.

L’unico vantaggio è la maggiore facilità con cui una borsa può essere ricollocata sul mercato extra russo rispetto ad un paio di scarpe. «Ma manca la richiesta da parte degli altri mercati. Per i buyer non è il periodo di sperimentare nuovi brand» precisa Roberto Gironacci di Gironacci Pelletterie di Montegranaro.


Se nella calzatura l’export marchigiano verso la Russia pesava l’8% del totale complessivo, un altro settore molto penalizzato è quello della fabbricazione di mobili nel quale l’export verso Mosca ha un’incidenza del 4,5% sul valore complessivo esportato. Ma nell’arredamento il colpo è doppio perché il conflitto sta accrescendo le difficoltà di approvvigionamento delle imprese e spingendo ulteriormente al rialzo i prezzi di materie prime ed energia, arrivando fino al prodotto finale e rendendo meno competitivi i nostri prodotti e quindi le nostre aziende. «Bloccando l’import dalla Russia, stanno scarseggiando betulla, rovere, ecc. I loro prezzi sono in rialzo e la situazione tende a peggiorare» afferma Gianluca Tondi, ceo di TM Italia di Ascoli Piceno che sottolinea anche un altro livello di danni: «Ovunque si sono fermati i progetti che erano finanziati da cittadini russi».

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